Sappiamo bene quanto sarebbe
ingenuo attendersi una funzione educativa dalla televisione in un’epoca in cui
la cultura viene scacciata ed isolata come un tempo si scacciava ed isolava la
lebbra ed i suoi portatori. La televisione sembra abbia, invece, quale suo
obiettivo precipuo, oltre a quello di fare da portinaia del potere e vassalla
dell’omologazione globale, anche quello di far abituare a qualunque cosa e per
questo si assiste, oggi, al proliferare di ogni genere di aberrazioni ed alla
quasi totale assenza di dialoghi dai contenuti sensati e ragionevoli. È in
questo contesto brevemente tratteggiato che ho avuto la malaventura di
ascoltare un discorso fatto da Moni Ovadia alla trasmissione Piazza Pulita
(puntata del 16 febbraio 2015). Questo signor Ovadia, proprio ad inizio di
trasmissione, ha tranquillamente pontificato: “I giovani dell’Isis sono
cresciuti vedendo fare a pezzi centinaia di migliaia di innocenti; sono
cresciuti carichi di odio”. Moni Ovadia è stato, purtroppo, interrotto dal
deputato del Pd Andrea Romano, ma quello che voleva dire ed a chi voleva
riferirsi è evidente – sarebbe stato corretto chiedergli di esplicitare a chi
si riferisse con questa sua tiritera. È evidente come lo pseudodiscorso di
Ovadia fosse indirizzato alle guerre in Iraq e in Afghanistan, ma anche alla
situazione dello Stato di Israele che lui ed i suoi tantissimi compari si
impegnano, con vigore e accanimento sospetto, a dipingere come il persecutore
di una minoranza di poveretti indifesi – quando, però, un millesimo degli
eventi terroristici che avvengono regolarmente in Israele avviene in Europa,
allora quelli che li compiono non sono più né indifesi, né poveretti, né motivati
da chissà quale metafisico criterio di giustizia o rivendicazione sociale.
Insomma, sono poveretti solo fino a quando gli attentati li fanno ad altri. Se
l’antico criterio della sofistica era proprio quello di “due pesi due misure”,
questi signori che parlano e straparlano in ogni sede controllata hanno ormai
potenziato quell’antico criterio al livello di “due pesi mille misure”.
Non so se avete avuto l’occasione
di vedere quel video terribile di quel giornalista che indossa una kippa per
andare in giro per Parigi e viene insultato e persino sputato (per trovarlo
basta cercare su Google: “Dieci ore a Parigi con la kippah. Insulti e sputi al
reporter ebreo”). Questa la situazione di cui pochissimi s’indignano nella
“civilissima Europa” della cui “civiltà” si abbellisce la bocca anche il nostro
Ovadia che, durante la trasmissione suddetta, si gongolava nell’invocare proprio
termini quali “civiltà”, cultura greca, etc. tanto per costruire i suoi vari
paralogismi. D’altra parte, se la nostra cultura non fosse ormai ridotta con le
pezze al sedere, non si andrebbe certo a chiedere ad un saltimbanco di parlare
di cultura greca e di civiltà e non perché il saltimbanco non abbia il sacrosanto
diritto di parlarne e raccontare qualunque sciocchezza gli passi per la testa,
ma per la ragione ben più importante secondo cui la gente, il pubblico che
guarda queste trasmissioni, avrebbe anch’esso il sacrosanto diritto di poter
finalmente sentire un pensiero autentico da parte di qualcuno che sappia cosa dice
e non, sempre e costantemente, le solite baggianate e sciocchezze. La cosa
grave non è il fatto che questo signore vada in televisione a fare l’anima
bella, ma il fatto che questo tizio passi per uno che sa quel che dice – so che
l’elenco televisivo di questi cialtroni della parola sarebbe molto, molto,
molto lungo passando dai Ferrara agli Sgarbi, tanto per menzionarne altri due
esempi spettacolarmente clamorosi. Questa situazione, però, produce anche
l’annullamento dei discorsi nel marasma in cui ognuno vuol solo parlare, dire,
gridare, strepitare e nulla resta se non questo catastrofico rumore in cui non
rimane spazio alcuno per un discorso autentico. È del resto ben noto che Vasa
inania multum strepunt.
Questa continua attività ideologica cui assistiamo non soltanto è
disdicevole per la costruzione di un ragionamento politico che possa iniziare
ad affrontare, seriamente, la questione islamista, ma favorisce il solito
scaricabarile ed il solito “dagli all’ebreo” come responsabile di tutto, anche
delle unghie incarnite! Come vuol fare, infatti, il signor Ovadia che, mentre
in una trasmissione si prova a fare un discorso sul pericolosissimo espandersi
dell’estremismo islamico se ne vien fuori con la boutade: “I giovani dell’Isis
sono cresciuti vedendo fare a pezzi centinaia di migliaia di innocenti” per
andare a parare sempre e solo da una parte, ossia contro Israele. In una società
autenticamente civile non si dovrebbe continuare a fomentare l’ego dei parolai
a discapito delle collettività, ma questo è possibile solo a causa
dell’assordante silenzio di questa stessa collettività resa muta attraverso un
lungo e studiato processo di logorio intellettuale e desertificazione
culturale. La situazione contemporanea apre la strada non soltanto ai soliti piccoli
demagoghi illetterati, ma anche a futuri eventi catastrofici dai quali i pochi
che controllano i molti credono, follemente, di potersi sottrarre grazie ai
privilegi accumulati. Questa è una cecità fatale e contraria a qualunque
buonsenso. Ma che dico? Buonsenso? Scusate, devo proprio essermi distratto per
scrivere di buonsenso al giorno d’oggi!
(intervento pubblicato sulla mailing list di SpI il 18 febbraio 2015).