Wednesday, February 18, 2015

I vasi vuoti fanno molto rumore

Sappiamo bene quanto sarebbe ingenuo attendersi una funzione educativa dalla televisione in un’epoca in cui la cultura viene scacciata ed isolata come un tempo si scacciava ed isolava la lebbra ed i suoi portatori. La televisione sembra abbia, invece, quale suo obiettivo precipuo, oltre a quello di fare da portinaia del potere e vassalla dell’omologazione globale, anche quello di far abituare a qualunque cosa e per questo si assiste, oggi, al proliferare di ogni genere di aberrazioni ed alla quasi totale assenza di dialoghi dai contenuti sensati e ragionevoli. È in questo contesto brevemente tratteggiato che ho avuto la malaventura di ascoltare un discorso fatto da Moni Ovadia alla trasmissione Piazza Pulita (puntata del 16 febbraio 2015). Questo signor Ovadia, proprio ad inizio di trasmissione, ha tranquillamente pontificato: “I giovani dell’Isis sono cresciuti vedendo fare a pezzi centinaia di migliaia di innocenti; sono cresciuti carichi di odio”. Moni Ovadia è stato, purtroppo, interrotto dal deputato del Pd Andrea Romano, ma quello che voleva dire ed a chi voleva riferirsi è evidente – sarebbe stato corretto chiedergli di esplicitare a chi si riferisse con questa sua tiritera. È evidente come lo pseudodiscorso di Ovadia fosse indirizzato alle guerre in Iraq e in Afghanistan, ma anche alla situazione dello Stato di Israele che lui ed i suoi tantissimi compari si impegnano, con vigore e accanimento sospetto, a dipingere come il persecutore di una minoranza di poveretti indifesi – quando, però, un millesimo degli eventi terroristici che avvengono regolarmente in Israele avviene in Europa, allora quelli che li compiono non sono più né indifesi, né poveretti, né motivati da chissà quale metafisico criterio di giustizia o rivendicazione sociale. Insomma, sono poveretti solo fino a quando gli attentati li fanno ad altri. Se l’antico criterio della sofistica era proprio quello di “due pesi due misure”, questi signori che parlano e straparlano in ogni sede controllata hanno ormai potenziato quell’antico criterio al livello di “due pesi mille misure”.

Non so se avete avuto l’occasione di vedere quel video terribile di quel giornalista che indossa una kippa per andare in giro per Parigi e viene insultato e persino sputato (per trovarlo basta cercare su Google: “Dieci ore a Parigi con la kippah. Insulti e sputi al reporter ebreo”). Questa la situazione di cui pochissimi s’indignano nella “civilissima Europa” della cui “civiltà” si abbellisce la bocca anche il nostro Ovadia che, durante la trasmissione suddetta, si gongolava nell’invocare proprio termini quali “civiltà”, cultura greca, etc. tanto per costruire i suoi vari paralogismi. D’altra parte, se la nostra cultura non fosse ormai ridotta con le pezze al sedere, non si andrebbe certo a chiedere ad un saltimbanco di parlare di cultura greca e di civiltà e non perché il saltimbanco non abbia il sacrosanto diritto di parlarne e raccontare qualunque sciocchezza gli passi per la testa, ma per la ragione ben più importante secondo cui la gente, il pubblico che guarda queste trasmissioni, avrebbe anch’esso il sacrosanto diritto di poter finalmente sentire un pensiero autentico da parte di qualcuno che sappia cosa dice e non, sempre e costantemente, le solite baggianate e sciocchezze. La cosa grave non è il fatto che questo signore vada in televisione a fare l’anima bella, ma il fatto che questo tizio passi per uno che sa quel che dice – so che l’elenco televisivo di questi cialtroni della parola sarebbe molto, molto, molto lungo passando dai Ferrara agli Sgarbi, tanto per menzionarne altri due esempi spettacolarmente clamorosi. Questa situazione, però, produce anche l’annullamento dei discorsi nel marasma in cui ognuno vuol solo parlare, dire, gridare, strepitare e nulla resta se non questo catastrofico rumore in cui non rimane spazio alcuno per un discorso autentico. È del resto ben noto che Vasa inania multum strepunt.
Questa continua attività ideologica cui assistiamo non soltanto è disdicevole per la costruzione di un ragionamento politico che possa iniziare ad affrontare, seriamente, la questione islamista, ma favorisce il solito scaricabarile ed il solito “dagli all’ebreo” come responsabile di tutto, anche delle unghie incarnite! Come vuol fare, infatti, il signor Ovadia che, mentre in una trasmissione si prova a fare un discorso sul pericolosissimo espandersi dell’estremismo islamico se ne vien fuori con la boutade: “I giovani dell’Isis sono cresciuti vedendo fare a pezzi centinaia di migliaia di innocenti” per andare a parare sempre e solo da una parte, ossia contro Israele. In una società autenticamente civile non si dovrebbe continuare a fomentare l’ego dei parolai a discapito delle collettività, ma questo è possibile solo a causa dell’assordante silenzio di questa stessa collettività resa muta attraverso un lungo e studiato processo di logorio intellettuale e desertificazione culturale. La situazione contemporanea apre la strada non soltanto ai soliti piccoli demagoghi illetterati, ma anche a futuri eventi catastrofici dai quali i pochi che controllano i molti credono, follemente, di potersi sottrarre grazie ai privilegi accumulati. Questa è una cecità fatale e contraria a qualunque buonsenso. Ma che dico? Buonsenso? Scusate, devo proprio essermi distratto per scrivere di buonsenso al giorno d’oggi!

(intervento pubblicato sulla mailing list di SpI il 18 febbraio 2015).