Monday, March 3, 2014

Il mirabolante racconto dell’universo olografico


Ci risiamo (in romanesco si direbbe “Aridaje”)! L’ennesimo manipolo di acutissimi “scienziati” ha recentemente tirato fuori dal cilindro magico l’ennesima magniloquente teoria (Out of the White Hole: A Holographic Origin for the Big Bang) secondo cui il nostro universo è una membrana (dall’inglese: “membrane” o “brane”) fluttuante in un continuum quadridimensionale – questa volta si tratta di un gruppetto che effettua magistrali e strapagate ricerche presso il Perimeter Institute for Theoretical Physics di Waterloo, in Canada, l’ennesimo Institute for Advanced Salaries del momento.

Tralasciando gli elementi tecnici del testo (http://arxiv.org/abs/1309.1487) dal formalismo scopiazzato (vedi anche il precedente lavoro 4D Gravity on a Brane in 5D Minkowski Space http://arxiv.org/pdf/hep-th/0005016.pdf da cui traggono gli eminenti del Perimeter) e dall’utilizzo di un calcolo tensoriale fin troppo simile a molte altre teorie, la questione delle membrane è, negli ultimi anni, particolarmente in voga anche grazie alla M-Theory nella teoria delle stringhe, al modello standard e tutta la susseguente caciara sul bosone di Higgs – adesso persino incoronato con il Nobel.

Curioso pensare che ad Albert Einstein rifiutarono il Premio Nobel per la sua grande Teoria della Relatività e ricorsero all’escamotage di utilizzare i suoi contributi sull’effetto fotoelettrico, mentre per il bosonaccio massivo si fanno eccezioni un tempo inconcepibili. Nonostante la Relatività fosse, già a suo tempo, immensamente più consistente delle attuali teorie subatomiche che implicano e necessitano della “goddamn particle” non venne riconosciuta – e non lo è ancora – per la sua grandezza concettuale ed il Nobel al suo autore non venne conferito per il suo contributo più significativo alla storia del pensiero umano, quanto per la scoperta dell’effetto fotoelettrico. La Relatività (ristretta e generale) spiegava anche innumerevoli più cose di quante ne spieghi il fantomatico bosone di Higgs, una particella immaginata induttivamente per spiegare certi fenomeni atomici che possono anche avere – ed avranno – ben altre spiegazioni quando riusciremo a svegliarci ad un dibattito culturale serio e disinteressato.

Limmagine della scienza che questa gente al Perimeter Institute, al Cern e in tutti questi molti altri centri di pensatori per concorso pubblico, parentele e affiliazioni propalano è quella di una disciplina costantemente alla ricerca del nuovo e del sensazionale, di pubblicità e di attenzioni dalla stampa e da finanziatori, insomma più tecnica eristica che scienza. Il gruppetto di Waterloo, tanto per non farsi mancar niente, ha anche teorizzato che l’universo (ne parlano sempre al singolare) sia sorto dai frammenti di una stella collassata in un buco nero. Ah! Quale immaginazione! Dalla fusione fredda ai neutrini più veloci della luce, fino all’universo ridotto ad un’estensione della metrica di un buco nero è tutto un bel balletto di fantasie, pubblicità e magna tu che magno anch’io. Che gran epoca meravigliosa!

Si ha però l’impressione che quest’ansia di confrontarsi con i grandi paradigmi e modelli della fisica dimostrata da questi signorotti del Perimeter Institute – o da quelli del Cern per quanto riguarda i neutrini più veloci di Superman – pare provenga più da questo bizzarro desiderio di pubblicità che pervade la nostra epoca e non da un ponderato spirito di analisi scientifica, altrimenti non baderebbero solo alla stampa ed alle loro pinzillacchere, ma si metterebbero in discussione, aprirebbero un dibattito culturale e la loro influenza si sentirebbe sulla società e non rimarrebbe confinata a corridoi di banche, postriboli e ministeri. Questo sarebbe quello che un tempo si chiamava il “peso della cultura”, ma sono cose di cui questi signori non riescono neanche a percepire il problema. Del resto sono a malapena beffeggiatori del sapere il cui unico scopo è la vita comoda che queste istituzioni politiche possono loro fornire.

Perché se la prendono allora con la Relatività (neutrini più veloci della luce), con il Big Bang o con la teoria della materia? Semplice, perché fa titolo sui giornali. Questa è del resto gente mediocre e volgare che, pur non sapendo nulla di nulla, ha ormai occupato tutto quello che cera da occupare, anche lo stanzino delle scope.

Se magari non fossero quelli che sono (Lewis Carroll ha meravigliosamente risposto a questo paradosso) questi ben pagati signorotti del Perimeter Institute capirebbero che il modello del Big Bang è una base di lavoro che, come per altre teorie, spiega più cose di quante non ne spieghi, al momento, un modello diverso e sicuramente necessita di una revisione che non sia però sola ciarlateneria o circo matematico. Quello che oggi non si capisce, in questo dogmatismo che si scambia per scienza, è come le teorie scientifiche dipendano anche dal livello della comprensione generale di un problema: il sistema geocentrico era appropriato e rilevante alla comprensione generale del tempo. Pochi ricordano che, agli inizi del suo insegnamento, lo stesso Galileo Galilei insegnava il sistema Tolemaico e solo dopo si accorse che questo non era in grado di rispondere ai nuovi problemi sollevati dalle domande e dalla nuova comprensione generale dell’universo che andava lentamente emergendo e andò alla ricerca di un modello che potesse meglio rispondere alle nuove domande.

Questa gente che ormai controlla cattedre e sovvenzioni a volte dice che la scienza non ha bisogno dei suoi materiali passati mentre siamo oggi arrivati ad un punto in cui sono proprio quei materiali del passato che un giorno rappresenteranno la nuova rinascita del pensiero scientifico, semmai questa rinascita dovesse mai arrivare prima della nostra autodistruzione. La scienza contemporanea si è ormai pesantemente incartata sulla tecnica da non riuscire più a leggere la profondità teorica dei concetti fondamentali e la validità sperimentale delle argomentazioni dei grandi del pensiero scientifico. Le stesse soluzioni a grandi problemi come quello dell’unificazione tra Relatività Generale e Meccanica quantistica riposano ancora in vecchie dispute scientifiche ormai quasi dimenticate.

Bisogna comunque essere vigili e non insegnare nulla a questa gente che invece cerca solo la piccola pagnotta perché tutto quello che nella storia gli è stato insegnato lo hanno sempre utilizzato per i fini peggiori. Einstein creò una teoria meravigliosa dalla quale hanno saputo estrarre la più micidiale arma di distruzione di massa mai inventata. La tecnologia li rende ancora più spavaldi e, ovviamente, più malvagi e micidiali di quanto già non siano. Millenni di pensiero filosofico e scientifico sono serviti loro solo per incrementare il dominio e la distruzione. Per questo è forse un bene che quella che si definisce oggi scienza sia nelle mani di questi ben remunerati giullari, almeno le loro pagliacciate non producono il danno delle idee serie.

(Dr. Divago)