Di recente il
Cern sta dilettando il pubblico mondiale con annunci tanto plateali quanto
mirabolanti: prima un neutrino più veloce della luce, adesso la scoperta del “bosone
finale” – i lettori potrebbero forse già chiedersi: ma se è un bosone, ossia se
appartiene ad una specifica famiglia di particelle subatomiche, come può essere
così definitivo come dicono? La risposta che, tra le altre, darebbero i “cernofili”
è: perché dimostra l’esistenza del campo di Higgs. L’attuale vicenda del bosone
di Higgs ha del resto radici lontane nel mondo della fisica contemporanea ossia
nell’aver ormai da tempo radicato la scienza nella tecnica, lasciando che siano
le macchine a fare il lavoro della mente umana: di recente è persino stato
attribuito un premio Nobel (Smoot e Mather) ad un satellite (COBE) che ha
misurato alcuni aspetti della radiazione cosmica di fondo. Solo a titolo di
aggravante, George Fitzgerald Smoot III, uno dei vincitori del Nobel per la
misurazione effettuata da COBE, ha anche partecipato ad una trasmissione
televisiva a quiz negli Stati Uniti, vincendo oltre un milione di dollari, così
come ha anch’egli partecipato ad una puntata dello show televisivo The Big Bang Theory (cfr. il post
precedente Inequality and Instability).
Bisogna ancora aggiungere altro?
A proposito del
bosone di Higgs alcuni potrebbero anche affermare che rappresenta il tracimare della
cosmologia nella fisica teorica, poiché questa particella è particolarmente
rilevante per le teorie sull’origine dell’universo.
Un lettore del
Corsera ha brillantemente commentato l’annuncio della mirabolante scoperta
scrivendo con grande arguzia: “la Monade!”, eccellente appunto che, con una
sola battuta, denuncia il feticismo monista della nostra cultura. Poi ci sono i
soliti scellerati che parlano di fine della fisica, spiegazione ultima,
particella di D-o, etc. Ma dover subire sciocchezze è uno dei molti tratti di
quest’epoca dell’opinione. Pochi hanno ricordato che i dati dell’esperimento non
sono quelli che ci si attendeva – e questo in fisica dovrebbe essere
significativo. Il fatto che si provi a “pensare positivo” dipende anche dalla
speranza che esperimenti futuri cancelleranno queste discrepanze. Forse
bisognerebbe anche ricordare che è dagli inizi dell’avventura nel mondo
subatomico che ad ogni nuova scoperta si pensa di aver finalmente trovato la
particella fondamentale: prima era l’elettrone, poi il protone, dopo i quark,
poi i prioni... ed ogni volta l’illusione monista è stata spazzata via dalla
meravigliosa complessità della physis.
Ora, oltre al
fatto che i bosoni posseggono una natura estremamente complessa: possono essere
elementari o composti e sono opposti ad un’altra categoria di particelle detti
fermioni che obbediscono ad altra legge (Principio di esclusione di Pauli), ci
sono ancora un numero di problemi innumerevoli da risolvere riguardo ai bosoni
che non necessiterebbero davvero di tutta quest’attenzione mediatica su un
bosone scalare come quello di Higgs se non fosse per gli imponenti finanziamenti
che sono stati versati ai signorini del Cern. Meccanismi dati per certi, se
meglio analizzati, mostrano una natura completamente ambigua (per una mente
attenta il contrasto con i fermioni è in sé rilevante). Il modello standard ha
certamente una sua coerenza ed è funzionale agli esperimenti, ma si basa anche
su un numero tale di assunti che mostrano ancora la sua natura di teoria di
transizione (i gravitoni sono, ad esempio, parte del modello e sono
“particelle” non rilevabili). E’ evidente che le interazioni di H0
[Leptoni; Quark; W+, W-, Z0; Gluoni]
contengono ancora altre interazioni, ma allora perché questi signorotti non se
ne accorgono? Se una particella finale potesse davvero “esistere” questa non
sarebbe computabile né, tantomeno, rilevabile – un esempio classico, anche se
ormai dimenticato o ignorato, di particelle non rilevabili è quello offerto dai
tachioni, ossia una conseguenza della relatività non dimostrabile
sperimentalmente. E per coloro che sottovalutano le conseguenze teoriche bisogna
ricordare che i tanto famosi Buchi Neri sono una conseguenza teorica delle
equazioni di campo di Einstein elaborate da Karl Schwarzschild e da altri in
seguito.
Ma torniamo al
mirabolante bosone di Higgs: un’ottima intervista è stata rilasciata dal decano
della fisica sperimentale italiana Ugo Amaldi su http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/amaldi-dopo-il-bosone-altre-sorprese.aspx.
Il fatto che noi pensiamo “esista” (questo termine applicato al mondo
subatomico avrebbe mandato Niels Bohr su tutte le furie) o possa esistere
qualcosa come una “particella finale” testimonia solo la nostra mentalità
monista che ci impedisce di vedere altre relazioni nella materia e comprendere fatti
pertinenti all’intricata natura del reale. Oppure questa scoperta ci dirà in
che genere di universo viviamo? Scusate la mia ignoranza (è l’unico infinito
che posso permettermi), ma questa scoperta è davvero in grado di spiegare il
rapporto di 1032 tra la forza debole e quella gravitazionale
(problema della gerarchia)? Oppure a cosa è dovuta la differenza tra la massa
di H0 e quella di Planck? I nuovi risultati offrono davvero una
soluzione al problema μ? Avremo allora a breve anche gli higgsinos? Oppure sono
caduti nel dimenticatoio? Si potrebbe continuare a lungo poiché le vie della
fisica subatomica sono particolarmente belle, intricate e piene di svolte
repentine e trabocchetti affascinanti da investigare con l’ausilio di domande
proprie e mirate (Ah! Se magari qualcuna tra queste menti eccelse si fosse
presa la briga di guardare meglio nelle equazioni di campo di Einstein come già
fece a suo tempo il grande Gödel...), ma ormai abbiamo scoperto la particella
che tutto spiega e fino a qualche giorno fa ne avevamo persino una che andava
più veloce della luce, allora che ce ne facciamo delle domande attente? Ancora
una volta: aut tempora...
(Dr. Divago)