Thursday, July 5, 2012

Fantasy Physics o del ritorno dell’etere


Di recente il Cern sta dilettando il pubblico mondiale con annunci tanto plateali quanto mirabolanti: prima un neutrino più veloce della luce, adesso la scoperta del “bosone finale” – i lettori potrebbero forse già chiedersi: ma se è un bosone, ossia se appartiene ad una specifica famiglia di particelle subatomiche, come può essere così definitivo come dicono? La risposta che, tra le altre, darebbero i “cernofili” è: perché dimostra l’esistenza del campo di Higgs. L’attuale vicenda del bosone di Higgs ha del resto radici lontane nel mondo della fisica contemporanea ossia nell’aver ormai da tempo radicato la scienza nella tecnica, lasciando che siano le macchine a fare il lavoro della mente umana: di recente è persino stato attribuito un premio Nobel (Smoot e Mather) ad un satellite (COBE) che ha misurato alcuni aspetti della radiazione cosmica di fondo. Solo a titolo di aggravante, George Fitzgerald Smoot III, uno dei vincitori del Nobel per la misurazione effettuata da COBE, ha anche partecipato ad una trasmissione televisiva a quiz negli Stati Uniti, vincendo oltre un milione di dollari, così come ha anch’egli partecipato ad una puntata dello show televisivo The Big Bang Theory (cfr. il post precedente Inequality and Instability). Bisogna ancora aggiungere altro?

A proposito del bosone di Higgs alcuni potrebbero anche affermare che rappresenta il tracimare della cosmologia nella fisica teorica, poiché questa particella è particolarmente rilevante per le teorie sull’origine dell’universo.

Un lettore del Corsera ha brillantemente commentato l’annuncio della mirabolante scoperta scrivendo con grande arguzia: “la Monade!”, eccellente appunto che, con una sola battuta, denuncia il feticismo monista della nostra cultura. Poi ci sono i soliti scellerati che parlano di fine della fisica, spiegazione ultima, particella di D-o, etc. Ma dover subire sciocchezze è uno dei molti tratti di quest’epoca dell’opinione. Pochi hanno ricordato che i dati dell’esperimento non sono quelli che ci si attendeva – e questo in fisica dovrebbe essere significativo. Il fatto che si provi a “pensare positivo” dipende anche dalla speranza che esperimenti futuri cancelleranno queste discrepanze. Forse bisognerebbe anche ricordare che è dagli inizi dell’avventura nel mondo subatomico che ad ogni nuova scoperta si pensa di aver finalmente trovato la particella fondamentale: prima era l’elettrone, poi il protone, dopo i quark, poi i prioni... ed ogni volta l’illusione monista è stata spazzata via dalla meravigliosa complessità della physis.

Ora, oltre al fatto che i bosoni posseggono una natura estremamente complessa: possono essere elementari o composti e sono opposti ad un’altra categoria di particelle detti fermioni che obbediscono ad altra legge (Principio di esclusione di Pauli), ci sono ancora un numero di problemi innumerevoli da risolvere riguardo ai bosoni che non necessiterebbero davvero di tutta quest’attenzione mediatica su un bosone scalare come quello di Higgs se non fosse per gli imponenti finanziamenti che sono stati versati ai signorini del Cern. Meccanismi dati per certi, se meglio analizzati, mostrano una natura completamente ambigua (per una mente attenta il contrasto con i fermioni è in sé rilevante). Il modello standard ha certamente una sua coerenza ed è funzionale agli esperimenti, ma si basa anche su un numero tale di assunti che mostrano ancora la sua natura di teoria di transizione (i gravitoni sono, ad esempio, parte del modello e sono “particelle” non rilevabili). E’ evidente che le interazioni di H0 [Leptoni; Quark; W+, W-, Z0; Gluoni] contengono ancora altre interazioni, ma allora perché questi signorotti non se ne accorgono? Se una particella finale potesse davvero “esistere” questa non sarebbe computabile né, tantomeno, rilevabile – un esempio classico, anche se ormai dimenticato o ignorato, di particelle non rilevabili è quello offerto dai tachioni, ossia una conseguenza della relatività non dimostrabile sperimentalmente. E per coloro che sottovalutano le conseguenze teoriche bisogna ricordare che i tanto famosi Buchi Neri sono una conseguenza teorica delle equazioni di campo di Einstein elaborate da Karl Schwarzschild e da altri in seguito.

Ma torniamo al mirabolante bosone di Higgs: un’ottima intervista è stata rilasciata dal decano della fisica sperimentale italiana Ugo Amaldi su http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/amaldi-dopo-il-bosone-altre-sorprese.aspx. Il fatto che noi pensiamo “esista” (questo termine applicato al mondo subatomico avrebbe mandato Niels Bohr su tutte le furie) o possa esistere qualcosa come una “particella finale” testimonia solo la nostra mentalità monista che ci impedisce di vedere altre relazioni nella materia e comprendere fatti pertinenti all’intricata natura del reale. Oppure questa scoperta ci dirà in che genere di universo viviamo? Scusate la mia ignoranza (è l’unico infinito che posso permettermi), ma questa scoperta è davvero in grado di spiegare il rapporto di 1032 tra la forza debole e quella gravitazionale (problema della gerarchia)? Oppure a cosa è dovuta la differenza tra la massa di H0 e quella di Planck? I nuovi risultati offrono davvero una soluzione al problema μ? Avremo allora a breve anche gli higgsinos? Oppure sono caduti nel dimenticatoio? Si potrebbe continuare a lungo poiché le vie della fisica subatomica sono particolarmente belle, intricate e piene di svolte repentine e trabocchetti affascinanti da investigare con l’ausilio di domande proprie e mirate (Ah! Se magari qualcuna tra queste menti eccelse si fosse presa la briga di guardare meglio nelle equazioni di campo di Einstein come già fece a suo tempo il grande Gödel...), ma ormai abbiamo scoperto la particella che tutto spiega e fino a qualche giorno fa ne avevamo persino una che andava più veloce della luce, allora che ce ne facciamo delle domande attente? Ancora una volta: aut tempora...
(Dr. Divago)