Friday, July 27, 2012

Brevissima digressione sull’alienazione



Quando Theodor Adorno, riecheggiando il concetto di alienazione in Marx, dichiara «Es gibt kein richtiges Leben im Falschen» che, tradotto per quanto possibile, significa «Non può esserci vera esistenza in una vita falsa», questo significa anche che il gergo dell’inautenticità non può parlare la lingua della veram vitam. Tra la perduta gente, però, l’alienazione appare non come la forma d’esistenza migliore, ma come la sola forma d’esistenza possibile. All’hombre-masa (uomo-massa), spiegato e sezionato da Ortega y Gasset, le bieche prebende dello Spätkapitalismus bastano e avanzano. Diversamente da quanto si possa credere a prima vista, il mondo massificato e deumanizzato in cui vive la medietà è proprio quel mondo in cui si trova a suo agio e che aveva in testa fin dal primo momento e farebbe davvero fatica persino ad immaginare un mondo diverso.

Per comprendere la disperazione è necessaria la riflessione, ma l’hombre-masa rigetta la riflessione (e Adorno questo lo sa molto bene perché ha studiato Kierkegaard in profondità). L’hombre-masa considera se stesso pressappoco come uno dei personaggi in cerca d’autore pirandelliani, il suo carattere è quello che gli viene attribuito sulla scena collettiva, ma egli non è una comparsa quanto un protagonista attivo della storia: la silent majority, la maggioranza silenziosa, cara a Richard Nixon. Aldous Huxley, invece, li chiamerà i gamma: «We’re not too stupid, we’re not too bright, to be a Gamma is to be just right, Non siamo troppo stupidi, non siamo troppo intelligenti, ed essere un Gamma significa essere normali». Il mondo intero, lasciato al dominio della medietà, sembra sia così precipitato nel griogiore di una spaventosa pseudo-normalità che vuole tutto uguale a se stessa: «Masa es todo aquel que no se valora a sí mismo – en bien o en mal – por razones especiales, sino que se siente “como todo el mundo”, y, sin embargo, no se angustia, se siente a salvo al saberse idéntico a los demás. Massa è tutto ciò che non valuta se stesso – né in bene né in male – mediante ragioni speciali, ma si sente “come tutto il mondo”, e tuttavia non se ne angustia, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri» (La rebelión de las masas). L’hombre-masa è anche un relativista assoluto e così non si astiene dal male, ma vi è indifferente (così come al bene), la sola cosa che sembra intenda è ciò che ritiene utile a sé e per questa ragione è pronto e capace a tutto.

Nell’ambito della desperatio della società contemporanea l’uomo ha sconfinato nei territori del nulla e tutto ciò che sa d’umano lentamente scompare: sembra conti unicamente il minimo comun denominatore; svaniscono allora il vero amore, l’empatia, la solidarietà o l’amicizia autentica e tutto viene omologato e fatto in serie, si tratti di sentimenti o pensieri. Tutto ciò che c’è ancora di umano svanisce dunque sotto gli strali del sole nero dell’omologazione e resta solo la somiglianza primordiale agli atteggiamenti dominanti del branco che trasforma gli uomini in ambigue copie di carta carbone gli uni degli altri. In un decennio particolarmente significativo riguardo al trionfo delle masse Emile Cioran, poco più che ventenne, scrisse un trattato memorabile sulla disperazione: «Gli uomini in perfetta salute, normali e mediocri, non hanno né esperienza dell’agonia né il sentimento della morte. Vivono come se la loro vita avesse un carattere definitivo» (Al culmine della disperazione, 1934, trad it. p. 34). Proprio nella stessa epoca in cui Cioran approfondiva la tragedia dell’uomo moderno, l’attrice e regista di regime Leni Riefenstahl invocava invece l’altisonante Triumph des Willens, il Trionfo della volontà, associando, implicitamente, quantomeno nell’intento del suo filmetto propagandistico, una sorta di gioioso asservimento collettivo alla presunta volontà delle masse. Eppure, già a suo tempo, il grande Socrate parlava sempre ad un uomo solo e l’arguto Cicerone insegnava a diffidare della presunta volontà collettiva Senatores probi viri, Senatus autem bestia che, reinterpretato, diventa: un uomo solo è buono e onesto, ma una massa è una mala bestia.

Il “gamma” non può né sa più riconoscere in sé nulla che sappia ancora di umano, anzi, per colui che vive nell’alienazione più profonda, ogni parola autentica gli sembrerà una parola d’orrore. Per questo sono subito pronti e proni a trasformarsi in volenterosi funzionari volontari dell’apparato (cfr. il libro di Daniel Goldhagen, Hitler’s Willing Executioners‎, 1996, trad it. I volenterosi carnefici di Hitler, 1998), per discriminare e uccidere con tanto zelo i diversi, oppure per vilificare e trasformare in merci anche le parole dei sapienti.

Mai, come nella nostra epoca, le domande fondamentali degli esseri umani sono state taciute fino a questo punto, oppure vi si sono date risposte ad altezza della banalità del tempo. Negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio, basta guardare pochi minuti di un canale dove sbraitano dei telepredicatori (cor exercitatum avaritiae habentes maledictionis filii, II Pietro 2:14) e ci si accorge con chiarezza come un messaggio complesso e strutturato come quello biblico venga vilipeso e ridotto a brandelli da gettare ad una folla ormai resa cieca da quella luce che fa risplendere la terra di trionfale sventura (Adorno). La sintesi concettuale che emerge dall’annientamento delle Scritture proposto da questi nuovi barbari è che l’Eterno, l’universo, l’esistenza intera sono per le misere concupiscenze dei piccoli uomini. Del resto, chi ignora il significato svuota tutto di significato (sull’argomento televangelisti suggerirei la lettura dello splendido articolo di John MacArthur, A Colossal Fraud, Una frode colossale, http://www.gty.org/Blog/B091207).

In quanto società, gli uomini agiscono sempre secondo sistemi di credenze, ma per coloro che vivono in quel particolare sistema questo appare come naturale e non come il prodotto di un contratto sociale, anzi appare come il solo mondo possibile. Quando in Campo de’ Fiori bruciavano Giordano Bruno c’era una folla festante e urlante che non aveva neppure lontanamente idea di chi fosse quell’uomo che portavano al patibolo o cosa significasse il suo pensiero, ma aveva il solo gusto di veder ardere sul rogo uno che non gli assomigliava. Questa è la stessa folla, massa, gamma o perduta gente che, da sempre, accompagna i dettami del non-essere. Non sono mai cambiati, hanno appena svestito una veste per indossarne un’altra.

Se c’è un personaggio astorico questo è proprio l’hombre-masa: oltre duemila anni fa urlava Barabba mentre oggi vota nel chiuso di una cabina elettorale di compensato, ma la sua bava non cambia. L’ hombre-masa è talmente impegnato da se stesso, dai suoi follicoli ed escrementi, da non avere tempo né passione per null’altro e per questo gli piacciono tanto questi poveri ricchi del nostro tempo, una minoranza di piccoli incoscienti senza fantasia né senso di alcunché ma con uno spropositato senso di se stessi. Gli piacciono così tanto da metterli a capo della tribù globale. La scomparsa delle capitali culturali è, poi, solo l’ennesimo segno di un’epoca che ha abdicato all’avere ciò che invece spetta all’essere.

Tutto ciò che la medietà intende, e attraverso cui definisce se stessa, è la sola sopravvivenza materiale e questo è tutto il suo povero mondo senza orizzonte, questa è la sola realtà con cui si confronta. Oggi, poi, è l’epoca trionfale delle masse e della medietà incontrastata e incontrastabile! L’omologazione sembra abbia raggiunto ogni vetta anche in virtù del fatto che pochi furbettini con le tasche piene, controllando con cura i mezzi di condizionamento di massa, propongono una lunga schiera di minus habens quali modelli da emulare. L’hombre-masa pare abbia così conquistato ogni rocca trovando facce uguali alla sua in ogni luogo: capi di Stato e premi Nobel gli assomigliano e forse anche per questo l’arte non riesce più ad esprimere neppure i volti, non riuscendo a mettere una faccia su una tela o su una statua, trovandosi così costretta a ripiegare e rifugiarsi nell’informe, su ciò che non assomiglia al volto di quell’opprimente mediocrità che scruta da ogni dove. E guai a non assomigliare a quella faccia piatta che appare ovunque, poiché se l’uomo dello Spätkapitalismus è profondamente patetico è, allo stesso tempo, anche estremamente pericoloso: We’re not too stupid, we’re not too bright, to be a Gamma is to be just right.

(Dr. Divago)