Thursday, August 5, 2010

Julien Gracq: L'ecrivain et les sortileges


Sull’ultimo numero di «Le Magazine Litéraire» compare una foto di Julien Gracq («Je n’ai pas de méthode de travail») insieme alle foto di diversi autori contemporanei. Come spiccano in quella foto scattata da Cartier-Bresson gli occhi dello scrittore francese! La sua espressione seria, lo spessore del portamento, la profondità dello sguardo. Tutto il contrario delle foto di quei soddisfatti parvenu delle lettere contemporanei i quali sembrano solo dei turisti capitati da quelle parti per una visita di cortesia, tanto per farsi fare qualche foto e lanciare qualche sorrisino stralunato. Il contrasto sembra più imponente perché stanno tutti sullo stesso numero della rivista, anche se quegli altri abbronzati e impomatati dovrebbero stare altrove, ma non chiedetemi dove. Dove sono finiti i Gracq? Hanno lasciato il posto a questi menestrelli delle vendite? A quelli che sanno solo compiacere i lettori medi? A quelli capaci di utilizzare una lingua media, dei pensieri medi in racconti medi di vite medie? Si è davvero lasciato il posto a scritture che sembrano compiacere, ma in realtà non fanno altro se non togliere il respiro? Libri che fanno soffocare al solo pensiero che tutto ciò che descrivono esista davvero. All’idea che vi siano innumerevoli individui dai quali, tolti desideri e doveri, dopo non resta nulla, proprio niente. Neanche il silenzio. Dove sono gli autori che ci scuotono? Quelli che tagliavano il cuore per farne scrittura. Quelli che non ci rassicurano? Quelli che ci raccontano di terre inesplorate? Quelli che ci sussurrano che non tutto è come sembra, che l’imperatore pare si sia cambiato d’abito, ma in realtà continua ad essere nudo.
Tutto oggi pare debba esser preconfezionato: dai libri ai programmi culturali, dai viaggi organizzati in villaggi di cartapesta fino ai divertimenti dei bambini in parchi di polistirolo. Questi scrittorucoli dalla mezza penna sono proprio gli attendenti dell’artificiale che ha raggiunto il mondo dei libri. Per questo i Gracq, i Kafka, i Pessoa, i Salinger si stagliano, con imponenza, anche da una vecchia foto maltrattata, mentre questi nuovi arrivati non dicono proprio nulla, così come nei loro non-libri oppure, con la loro presenza leggera, raccontano semplicemente del nostro tempo assurdo e mediocre.
Sergio Caldarella