Covid-19 ed il meccanismo della gazzetteria.
di Sergio Caldarella
Though this be madness, yet there is method in ‘t.
Shakespeare
Il delirio non può costruire la democrazia o, detta in
altro modo, la democrazia non può essere edificata sul delirio. Se dobbiamo
temere dei virus dobbiamo allora sempre temere, in massimo grado, quelli
dell’irrazionalità e della stupidità.
Quando parliamo di Corona
virus (COVID-19), di cosa stiamo davvero parlando? Se prestiamo fede
all’apparato di disinformazione di massa, sembra che stiamo assistendo ad una
calamità la quale sta producendo risultati collettivamente deliranti, gettando
le basi per poter giustificare successive misure politiche a discapito della
maggioranza dei cittadini e, sul momento, si prova persino a mettere a tacere
coloro che dissentono su questo procurato allarme [mi chiedo spesso, ma com’è
possibile che qualunque cosa avvenga si finisce sempre a discorsi su restrizioni
alla libertà di parola?].
Prima di accennare a queste misure restrittive, facciamo
un passo indietro e proviamo a parlare dell’apparato
mediatico, ossia dello strabiliante meccanismo della gazzetteria. Partiamo
da una domanda: “Quanti cittadini ci sono in Italia?” I dati ufficiali parlano
di oltre 60 milioni d’individui. Ebbene, se confrontiamo questo dato con il
numero di persone, uomini e donne, alti e bassi, leggeri e pesanti, con i
capelli o senza capelli, ben vestiti o malvestiti, ingannati o ingannatori,
volpi o lupi, quelli a cui piacciono le caramelle o meno, quelli che mangiano
il miele con il pane e quelli che lo mettono nel caffè – faccio
quest’elenco proprio per mostrare, direttamente, l’assurdità di questi elenchi
e pseudo-distinzioni con le quali si propongono, costantemente, elementi
di distrazione e di divisione in televisione e sulla stampa. Ebbene, se
contiamo il numero di questi personaggi – oggi detti “personalità” – che dirigono,
intervistano, girano e si aggirano per le TV di Stato ed in quelle poche altre
in mano a magnati della comunicazione, non raggiungiamo neppure un numero che
si avvicini a trecento persone! Se non mi credete, fate il conto da voi e
provate a mettere insieme tutte le facce ed i mezzibusti televisivi che vi sono
noti e vi accorgerete che non arrivate neppure al centinaio di volti televisivi.
La televisione “pubblica” e per il
pubblico, viene fatta (escludendo i tecnici e l’amministrazione burocratica) da
poco più o poco meno di trecento individui su oltre sessanta milioni di
italiani! Anche volendo includere quelli che vengono chiamati davanti alle
telecamere una volta l’anno a parlare di funghi porcini e sarchiaponi e volendo
persino abbondare con i numeri, arriviamo ad una cifra inferiore, o di poco maggiore,
alle mille persone! Questo significa che l’intero meccanismo della
comunicazione che “informa” o indirizza le opinioni di sessanta milioni di
cittadini italiani è sostanzialmente gestito e riempito di contenuti da poche
centinaia di persone a libro paga [e questo piccolo gruppo è controllato da una
minoranza ancora più sparuta che dipende dalla politica o detiene il possesso
materiale dei mezzi di comunicazione]!
Questo coefficiente numerico, facendo le dovute
proporzioni, è pressoché lo stesso per tutti i Paesi detti oggi “democratici” e
diminuisce soltanto in pochi casi quali la Corea del Nord o il Brunei – questo
significa che persino le dittature contemporanee, grazie a tali apparati di
controllo, sono diventate più efficienti nella gestione della comunicazione e
del consenso!
Benvenuti, dunque, nella Knowledge Age, ossia
l’Epoca della conoscenza e delle democrazie rappresentative! Com’è
del resto bella quest’aggiunta sibillina di “rappresentative”, se non vi fosse
bisognerebbe proprio inventarla. Che ne è, però, del cittadino in questo
contesto? Platone, sempre lui, il grande “nemico” delle democrazie dei
cialtroni e della società aperta – ma “aperta” poi per chi? –
diceva che non può darsi una società giusta senza una paideia, ossia senza istruzione, cultura e dibattito pubblico che
portino ad una conoscenza appropriata dei problemi e delle situazioni. Questo
significa anche che se l’argomentazione è diretta e determinata in maniera
unidirezionale – poiché la televisione è unidirezionale per antonomasia – da un
gruppuscolo di persone a libro paga, al cittadino vengono a mancare non
soltanto degli strumenti di valutazione concettuale diversi da quelli forniti
da chi controlla tale comunicazione, ma anche la possibilità di esser libero
d’immaginare visioni del reale alternative a quelle proposte da chi detiene le
chiavi dell’apparato. Il cittadino viene in tal modo indirizzato verso la
passività intellettuale e spinto ad una corsa continua – ed estenuante – verso l’immediato in cui ogni cosa ed aspetto del vivere vengono posti
come se fossero l’appendice di un apparato, persino l’individuo. In proposito,
i marxisti amavano ripetere la frase: “Die
herrschende Meinung ist immer die Meinung der Herrschenden, L’opinione
dominante è sempre l’opinione dei dominatori.”
A questo punto, dopo essersi già chiesti “che ne è del
cittadino in tutto questo?”, ci si dovrebbe anche chiedere: “che ne è della
democrazia in tutto questo?” – non, però, quella “rappresentativa” poiché
quella sta ben al suo posto ed opera esattamente come deve.
Dopo questa necessaria premessa, arriviamo al coronamento
da Corona virus: in una società in cui uno sparuto quanto meschino drappello di
poche centinaia di gazzettieri, strilloni e scribacchiatori vari è in grado d’indirizzare
e determinare l’opinione di milioni di cittadini, un evento come una sindrome
simil-influenzale da COVID-19 a diffusione più o meno rapida diventa un casus da
manuale per mettere alla prova l’efficienza reale di quest’apparato di
comunicazione – cos’è altrimenti questa bizzarra storia della carta igienica
mancante ripetuta dall’Italia alla Germania, fino all’America, se non uno dei
metodi di campionamento di questo tipo di manipolazione? Raccontando un evento
così triviale, ripetuto in tante lingue e Paesi, lo si amplifica innestando il
processo irrazionale di accaparramento della carta igienica, mettendo così alla
prova l’efficienza reale del meccanismo di trasmissione e manipolazione. La
sindrome simil-influenzale da COVID-19 è un’occasione perfetta grazie alla
quale è possibile sperimentare e sincronizzare gli effetti di questa
comunicazione su scala globale! Il virus, facendo perfettamente leva sul
meccanismo atavico della paura ed avendo, ovviamente, anche una legittimità
sanitaria, rappresenta una perfetta cartina di tornasole per verificare il
meccanismo e gli effetti di questa comunicazione a livello mondiale! Al momento
(7 marzo 2020) vi sono stati 3526 decessi attribuiti alla sindrome
simil-influenzale da COVID-19 in tutto il mondo. Ogni decesso è chiaramente un
fatto in sé grave che merita attenzione, però allo stesso tempo vi sono 320.000
morti l’anno da annegamento in tutto il mondo, 438.000 per malaria (un virus
simile al Corona) e persino 10.206 per strangolamento involontario mentre si
dorme, ossia si muore tre volte di più strangolati dalle lenzuola che non da
COVID-19! I numeri sembra raccontino allora una realtà ben diversa: sarebbe
magari bastato annunciare questo virus, spiegarne i sintomi, la pericolosità in
particolare per chi ha oltre settant’anni e indurre la dovuta cautela prendendo
le misure di contenimento ove necessario senza propagandarlo come una seconda
peste bubbonica.
Invece, attraverso la sua magnificazione mediatica, la
sindrome simil-influenzale da COVID-19 diventa anche un alibi politico
eccellente per introdurre correzioni e aggiustamenti successivi nel sistema
economico-sociale o giustificare il varo di misure giuridiche restrittive o
illiberali: “poiché c’è stato questo virus, la Borsa ha perso questo e quello,
lo spread è aumentato ed allora siamo, nostro malgrado e con enorme sofferenza,
costretti a tagliare di qua e di là e ad aumentare tasse e balzelli.” Questo è,
chiaramente, solo un esempio poiché l’inventiva illiberale supera sempre di
diverse spanne qualunque immaginazione. Ebbene, signore e signori, benvenuti
nell’epoca della conoscenza (The Knowledge Age) e delle grandi
democrazie rappresentative! Auguri a noi tutti!
(Tratto
da: Sergio Caldarella, Gli untori
mediatici. Covid-19 ed il meccanismo della gazzetteria. «Il Pungolo»,
7 marzo 2020).