Friday, January 14, 2011

Posteri e storia


È curioso riflettere, oggi, sul fatto che i posteri saranno costretti a riscrivere la nostra storia purgandola delle truffe, manipolazioni, menzogne, occultamenti e mirabolanti scoperte di cui vanno tanto fieri i nostri contemporanei. Questi poveretti del futuro ai quali è demandato l’ingrato quanto titanico compito si troveranno di fronte all’oceano di pula delle parole inutili dalle quali dovranno pazientemente filtrare le gemme rimaste. Parte del lavoro di scrematura, come sempre avviene, sarà già stato compiuto dal tempo, anche se la particolarità della nostra terribile epoca e il delirio che essa ha imposto alla bellezza sarà, nonostante l’aiuto del tempo, difficile da scrostare. Nessuno, del resto, può dirsi innocente; né quelli tra noi che si sono astenuti dal correre nella maratona della stupidità e del delirio né, chiaramente, coloro che ne sono stati artefici e tedofori. I primi perché, di fronte al delirio, hanno esaurito le forze, riuscendo a malapena a ripararsi nel silenzio di una caverna di libri o nell’esilio, gli altri perché hanno voluto imporre al mondo ogni goccia della loro violenza e arroganza, pretendendo di abbassare qualunque cosa all’arbitrio della loro volgare miopia. Alla fine, dunque, nessuno potrà davvero dirsi innocente e chiamarsi fuori, così come non era innocente neanche Josef K., nonostante il libro che ne narra la storia inizi proprio dicendo il contrario. Di fronte al dilemma dell’agire impossibile, o del non agire, altro non rimane se non la colpa. E forse è proprio dalla misura della nostra colpa che dipende il senso della nostra redenzione. Forse, e spero che il peso dell’avverbio sia qui ben chiaro, espieremo nel ravvedimento dell’ultimo respiro oppure, finché saremo uomini, nessuna grazia ci verrà concessa o donata.

Ci sono però tra noi coloro i quali lottano anche senza lottare, non solo come Mr. Bartleby il quale, davanti alle richieste del mondo, risponde «I would prefer not, Preferirei di no», ma coloro i quali, di fronte a quest’immenso delirio, ergono una parola che nasce proprio con l’intenzione di esser celata all’anarchia dei molti, come già fece agli albori della storia del pensiero il grande Eraclito di Efeso. Paradossalmente, quelli che rifiutano con ogni forza di banchettare al tavolo della stultitia sembrano assenti ai molti ma, poiché questi ultimi vedono sempre il mondo al contrario, ciò che essi considerano assenza è, in verità, presenza. Sarà dunque demandato ai posteri l’arduo compito di scoprire le innumerevoli presenze in un mondo stracolmo di assenti.

(Da: Sergio Caldarella, Spunti per una cosmologia del delirio, «Il Pungolo» 13 gennaio 2011)