From an
epistemological standpoint, the modern man is not too far from certain
primitive mythologies, because even in our age of “triumphant calamity”, we
continue to peddle the little that we know for the totality of knowledge. It
thus ends up ignoring, intentionally or not, that large part of our
much-vaunted science is purely a mechanical imitation of Nature.
The hubris of the man
who dominates electricity is not so different from that of the man who
dominates the fields using a plow; it is only a hubris enhanced by the energy
that powers our new mechanical tools and toys, and that’s all the difference.
Of course, the hubris of a man who has peeked on the surface of the secrets of
the microcosm gives his ego a disproportion that makes him feel the ruler of
the universe – he already had that fancy long time ago when he barely used
sword and spear to subdue others, let alone now that he has learned how to
separate certain atomic nuclei.
In reality, what the
manipulative knowledge of certain atomic mechanisms really gives to man is the
power to blow up a thousand times his own planet; a knowledge that
only serve the purpose of increasing the madness of the homo novus.
Without fear of exaggeration, this situation could also be compared to that of
a guy who comes into a room full of people with a grenade in his pocket and
believe himself to be strong and powerful just because he has in its power the
possibility, clear and effective, to blow up all people in the room. Who would
not hesitate to declare such a person insane? Yet, if we extend this discussion
to those who have control over the buttons to destroy the entire planet (and to
those who provide and maintain these buttons) the majority of those to whom you
would ask the question of whether to declare those people in power out of mind,
would portray from such an assertion, mentioning a series of arguments which,
as they have been educated to believe, legitimize and justify these mechanisms
of power that serve to maintain the criminal and destructive potential of
atomic weapons. It is perhaps the mechanism of double standards (i.e. killing
is wrong, but killing in the name of the Fatherland is right, or it is wrong to
lie, but to lie for the good political reasons of the country is right) to
represent some sort of justification for the existence and maintenance of
criminal weapons of mass destruction capable of bringing the whole of humanity
to extinction? But if these instruments of death are capable to extinguish our
species, what sense it makes, even in this case, to appeal to the old mechanism
of double standards to justify the existence of weapons, which would clear all
the contenders once for all? What perverse blindness prevents our species to
see the danger – and the crossroad – in front of which is it faced by this
weapons of mass destruction?
Simple arithmetic
would suffice to figure out that this situation will eventually lead to a
catastrophe with no return: in 1945 there was only one country in possession of
the atomic weapon and, as soon as the first nuclear device was ready, it was
immediately used on civilian targets – also to test the destructive potential
of it (see also Aa.Vv., Hiroshima’s
Shadow, The Pamphleteer’s Press, Stony Creek, Connecticut 1998). In 1949,
just four years later, the countries holding this criminal weapon became two: a
monocratic dictatorship and a plutocracy. After a little more than 60 years, at
least 10 countries have their hands over these weapons of global destruction
(not counting those in “nuclear sharing” or including other nonsenses such as
chemical and biological weapons produced by the talent of our age of “triumphant
calamity”). This arithmetic of terror and madness which, however, does not seem
to have much influence on contemporary society, catastrophically busy with his
games and fictions, makes you wonder about the deep state of hallucinogenic
madness of the contemporary man. Who, if not someone in a deep state of
numbness, could not care about the biggest danger looming over his head? Are
this people awake or asleep? And what dreams do they have? The happy many
dream of thoughtless happiness while others, building more and more powerful
weapons of total annihilation, prepare for their final nightmare. Today, it is
the first duty of every thinking individual to try, as much as he can, to wake
up his fellows to the immense self-destructive trap that modern man has created
for himself. There is no greater call in our time. Thank you.
(Text of the speech The Dormants and the Atomic Bomb delivered on October 11, 2014 by Sergio Caldarella at The Group for Global
Peace and Understanding in New York City).
(Italian
version)
I dormienti e la bomba atomica
Da un punto di vista epistemologico, l’uomo
contemporaneo non è poi troppo lontano da certe mitologie primitive, in quanto,
anche nella nostra epoca di “trionfante sventura”, si continua a spacciare quel
poco che sappiamo per la totalità del sapere. Si finisce così per ignorare,
deliberatamente o meno, che larga parte delle nostre tanto decantate scienze sono
magre imitazioni meccaniche della natura.
La hybris
dell’uomo che domina l’elettricità non è così lontana da quella dell’uomo che
domina i campi con l’aratro: è soltanto una hybris
potenziata dall’energia che alimenta il mezzo meccanico, tutto qui. Certo, la hybris di un uomo che ha sbirciato la
superficie dei segreti del microcosmo conferisce al suo ego una sproporzione
tale da farlo sentire il dominatore dell’universo – già si sentiva tale quando
usava a malapena il gladio e la lancia per sottomettere altri, figuriamoci adesso
che ha imparato come separare certi nuclei atomici. In realtà, quello che la
conoscenza manipolativa di certi meccanismi atomici conferisce davvero a
quest’uomo è il potere di far saltare mille volte per aria il pianeta che l’ha
generato; una conoscenza che ad altro non serve se non ad aumentare la terrificante
pazzia dell’homo novus. Senza timore
di esagerazione, questa situazione potrebbe anche venir raffrontata a quella di
un tizio che entri in una sala piena di gente, con una granata in tasca, e si
creda forte e potente perché ha in suo potere la possibilità, evidente ed
effettiva, di far saltare tutti per aria. Chi non esiterebbe a dichiarar folle
un tale individuo? Eppure, se estendiamo questo discorso a quelli che detengono
il controllo sui pulsanti e le leve per mandare per aria il pianeta intero (ed
a coloro che gli forniscono e mantengono questi pulsanti), la gran parte di
coloro ai quali si ponesse la domanda se dichiararli fuori di mente, esiterebbe
di fronte ad una tale asserzione, adducendo tutta una serie di argomentazioni
che, per come gli è stato spiegato, legittimano e giustificano questi
meccanismi di potere che si servono di deterrenti distruttivi dalla potenzialità
criminale. È forse il meccanismo della doppia morale (Quod licet Iovi, non licet bovi; uccidere è sbagliato, ma uccidere
in nome della Patria è giusto, mentire è sbagliato, ma mentire per il bene del
Paese è giusto) a rappresentare una sorta di giustificazione all’esistenza ed
al mantenimento criminale di armi di distruzione di massa capaci di condurre
all’estinzione l’umanità intera? Ma se tali strumenti di morte sono in grado di
estinguere la nostra specie, che senso potrebbe mai avere, anche in questo caso,
appellarsi al vecchio meccanismo della doppia morale per giustificare
l’esistenza di armi che porterebbero all’azzeramento di tutti i contendenti? Quale
perversa cecità impedisce alla nostra specie di vedere il pericolo – ed il
bivio – di fronte al quale si trova ormai da tempo?
Basterebbe la semplice aritmetica per capire
che questa situazione porterà ad una catastrofe senza ritorno: nel 1945 c’era
un solo Paese a possedere l’atomica e, non appena l’ebbe, ne fece uso immediato
su obiettivi civili anche per testarne il potenziale distruttivo (cfr. Aa.Vv., Hiroshima’s Shadow, The Pamphleteer’s
Press, Stony Creek, Connecticut 1998). Nel 1949, appena quattro anni dopo, i
Paesi in possesso di quest’arma criminale divennero due: una dittatura
monocratica ed una plutocrazia. Dopo poco più di 60 anni, almeno 10 Paesi
dispongono di questo strumento (senza considerare quelli in “condivisione
nucleare”, né includendo altre mirabili assurdità quali armi chimiche e
biologiche prodotte dall’ingegno dell’epoca di “trionfante sventura”):
un’aritmetica del terrore e della follia che, però, sembra non abbia ormai quasi
nessuna presa o riverbero sulla società contemporanea catastroficamente intenta
nel suo andirivieni e nei suoi giochi. Viene da chiedersi: ma che gente è mai
questa che non si cura del più grande pericolo che incombe sulle loro teste? Sono vegli o sonnambuli?
(© Sergio Caldarella, 2014)