Già da bambini, i cittadini di questo mondo nuovo globale
vengono subdolamente abituati ad accettare acriticamente il sistema di potere e
soggiogamento di cui sono al tempo stesso vittime e artefici. Del resto un
sistema simile non potrebbe esistere senza un’immensa mediocrità umana e
culturale quali suoi fondamenti. In America, così come in Europa o in Asia, con
la complicità di un sistema corrotto com’è la scuola contemporanea, si viene
anche abituati già dall’infanzia alla logica bestiale del cane mangia cane, il mors tua vita mea che, storicamente,
indica la fase finale dell’Impero Romano e di ogni altra società. Del resto le
borghesie ed i patriziati intendono solo il controllo ed il potere e le loro
testacce infami altro non sono mai riuscite a concepire e questa pochezza è
tutto quello che sanno proiettare sul mondo. Sono millenni che la specie umana
soffre per il controllo che questi pochi mentecatti hanno assunto sulla
struttura sociale grazie ad una serie di trucchetti e consociativismi e questo
potere dei folli, a dispetto dei risultati mortali che ha sempre prodotto,
aumenta invece di diminuire e sta lentamente conducendo l’intero pianeta alla
sua distruzione. Siamo costantemente esposti e sottoposti allo sconcio di una società della
diseguaglianza e del privilegio gestita da questi pochi che altro non comprendono
se non conflitto e appropriazione, ed è uno sconcio al quale ci si è talmente
assuefatti che non desta quasi più sconcerto.
L’incremento del potere dei pochi che dominano i molti e la legittimità che
oggi gli si attribuisce è anche un sottoprodotto della scomparsa del popolo
trasformato in massa. Il popolo non è la massa, ma il suo contrario. Il popolo è
vivo, ha una cultura, un'etica ed un carattere che la massa, soggiogata alla
volontà dei pochi, non possiede. Il concetto di popolo è, però, stato corrotto
dalle varie ideologie politiche e soggiogato dall’omologazione e da un
benessere fatto solo di cose, finendo così per usare la parola “popolo” in
maniera interscambiabile con la parola “massa”. Il popolo, diversamente dalla
massa, sa guardare al potere con la leggerezza di un’ironia che ne smaschera le
velleità e le molte corruzioni. Bertoldo è un personaggio del popolo ed è un
sapiente che i potenti chiamano infatti buffone. Di fronte al potere che
s’inalbera su troni e scrivanie il popolo sorride e li guarda con una sapiente
commiserazione, mentre la massa li invidia e vorrebbe essere come quei pochi
senza coscienza che sgomitano per sedersi sulle varie poltrone. La massa serve
il potere, mentre il popolo può subirlo, temerlo o venirne irretito, ma non lo
serve mai. I potenti e prepotenti pensano di
capire sempre tutto perché vedono sempre e solo un lato delle cose, quello del
potere, dell'ambizione, del possesso, ossia il lato dell’illusione, come
provava a spiegare saggiamente Solone a Creso. Il popolo guarda invece al lato
della vita, alla sua caducità ed alla sua ricchezza intrinseca.
La tecnologia altro non fa che estendere e potenziare spaventosamente
l’infinitesima piccolezza umana dei pochi che dominano i molti. Trilussa, nel
1914, scrisse la poesia “Ninna nanna de la guerra” che spiega meglio di tanta
storiografia la vera vicenda della Grande Guerra e non spiega solo quella, ma
la natura stessa dell’oppressione di quel “covo d’assassini che c’insanguina la terra” a danno dei molti ignari
o ignavi.
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna: dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l’ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
I filosofi buoni, i poeti e tutti i grandi intellettuali e artisti sono
quelli che, da millenni, denunciano questa viltà dell’uomo contro l’uomo
pagandone le dure conseguenze, gli altri sono quelli che se ne stanno
bellamente assisi in cattedra oppure quelli che si meravigliano con gran
stupore di quello che già tutti sanno.
(Sergio Caldarella, Lo stupore per
quello che già tutti sanno e la scomparsa del popolo in La Voce della Voce,
Trimestrale di Cultura e Notizie. Bormio, Ott. 2013)