Ci risiamo (in
romanesco si direbbe “Aridaje”)! L’ennesimo manipolo di acutissimi “scienziati”
ha recentemente tirato fuori dal cilindro magico l’ennesima magniloquente
teoria (Out of the White Hole: A Holographic
Origin for the Big Bang) secondo cui il nostro universo è una membrana
(dall’inglese: “membrane” o “brane”) fluttuante in un continuum
quadridimensionale – questa volta si tratta di un gruppetto che effettua
magistrali e strapagate ricerche presso il Perimeter Institute for Theoretical
Physics di Waterloo, in Canada, l’ennesimo Institute for Advanced Salaries del
momento.
Tralasciando gli
elementi tecnici del testo (http://arxiv.org/abs/1309.1487)
dal formalismo scopiazzato (vedi anche il precedente lavoro 4D Gravity on a Brane in 5D Minkowski Space
http://arxiv.org/pdf/hep-th/0005016.pdf
da cui traggono gli eminenti del Perimeter) e dall’utilizzo di un calcolo tensoriale
fin troppo simile a molte altre teorie, la questione delle membrane è, negli
ultimi anni, particolarmente in voga anche grazie alla M-Theory nella teoria
delle stringhe, al modello standard e tutta la susseguente caciara sul bosone
di Higgs – adesso persino incoronato con il Nobel.
Curioso pensare
che ad Albert Einstein rifiutarono il Premio Nobel per la sua grande Teoria
della Relatività e ricorsero all’escamotage di utilizzare i suoi contributi
sull’effetto fotoelettrico, mentre per il bosonaccio massivo si fanno eccezioni
un tempo inconcepibili. Nonostante la Relatività fosse, già a suo tempo,
immensamente più consistente delle attuali teorie subatomiche che implicano e
necessitano della “goddamn particle” non venne riconosciuta – e non lo è ancora
– per la sua grandezza concettuale ed il Nobel al suo autore non venne
conferito per il suo contributo più significativo alla storia del pensiero
umano, quanto per la scoperta dell’effetto fotoelettrico. La Relatività
(ristretta e generale) spiegava anche innumerevoli più cose di quante ne
spieghi il fantomatico bosone di Higgs, una particella immaginata
induttivamente per spiegare certi fenomeni atomici che possono anche avere – ed
avranno – ben altre spiegazioni quando riusciremo a svegliarci ad un dibattito
culturale serio e disinteressato.
L’immagine della
scienza che questa gente al Perimeter Institute, al Cern e in tutti questi
molti altri centri di pensatori per concorso pubblico, parentele e affiliazioni
propalano è quella di una disciplina costantemente alla ricerca del nuovo e del
sensazionale, di pubblicità e di attenzioni dalla stampa e da finanziatori,
insomma più tecnica eristica che scienza. Il gruppetto di Waterloo, tanto per
non farsi mancar niente, ha anche teorizzato che l’universo (ne parlano sempre
al singolare) sia sorto dai frammenti di una stella collassata in un buco nero.
Ah! Quale immaginazione! Dalla fusione fredda ai neutrini più veloci della
luce, fino all’universo ridotto ad un’estensione della metrica di un buco nero
è tutto un bel balletto di fantasie, pubblicità e magna tu che magno anch’io.
Che gran epoca meravigliosa!
Si ha però
l’impressione che quest’ansia di confrontarsi con i grandi paradigmi e modelli
della fisica dimostrata da questi signorotti del Perimeter Institute – o da
quelli del Cern per quanto riguarda i neutrini più veloci di Superman – pare provenga
più da questo bizzarro desiderio di pubblicità che pervade la nostra epoca e
non da un ponderato spirito di analisi scientifica, altrimenti non baderebbero
solo alla stampa ed alle loro pinzillacchere, ma si metterebbero in
discussione, aprirebbero un dibattito culturale e la loro influenza si
sentirebbe sulla società e non rimarrebbe confinata a corridoi di banche,
postriboli e ministeri. Questo sarebbe quello che un tempo si chiamava il “peso
della cultura”, ma sono cose di cui questi signori non riescono neanche a
percepire il problema. Del resto sono a malapena beffeggiatori del sapere il
cui unico scopo è la vita comoda che queste istituzioni politiche possono loro
fornire.
Perché se la
prendono allora con la Relatività (neutrini più veloci della luce), con il Big
Bang o con la teoria della materia? Semplice, perché fa titolo sui giornali.
Questa è del resto gente mediocre e volgare che, pur non sapendo nulla di
nulla, ha ormai occupato tutto quello che c’era da occupare, anche lo stanzino delle scope.
Se magari non
fossero quelli che sono (Lewis Carroll ha meravigliosamente risposto a questo
paradosso) questi ben pagati signorotti del Perimeter Institute capirebbero che
il modello del Big Bang è una base di lavoro che, come per altre teorie, spiega
più cose di quante non ne spieghi, al momento, un modello diverso e sicuramente
necessita di una revisione che non sia però sola ciarlateneria o circo
matematico. Quello che oggi non si capisce, in questo dogmatismo che si scambia
per scienza, è come le teorie scientifiche dipendano anche dal livello della
comprensione generale di un problema: il sistema geocentrico era appropriato e
rilevante alla comprensione generale del tempo. Pochi ricordano che, agli inizi
del suo insegnamento, lo stesso Galileo Galilei insegnava il sistema Tolemaico
e solo dopo si accorse che questo non era in grado di rispondere ai nuovi
problemi sollevati dalle domande e dalla nuova comprensione generale
dell’universo che andava lentamente emergendo e andò alla ricerca di un modello
che potesse meglio rispondere alle nuove domande.
Questa gente che
ormai controlla cattedre e sovvenzioni a volte dice che la scienza non ha
bisogno dei suoi materiali passati mentre siamo oggi arrivati ad un punto in
cui sono proprio quei materiali del passato che un giorno rappresenteranno la
nuova rinascita del pensiero scientifico, semmai questa rinascita dovesse mai
arrivare prima della nostra autodistruzione. La scienza contemporanea si è
ormai pesantemente incartata sulla tecnica da non riuscire più a leggere la
profondità teorica dei concetti fondamentali e la validità sperimentale delle
argomentazioni dei grandi del pensiero scientifico. Le stesse soluzioni a grandi
problemi come quello dell’unificazione tra Relatività Generale e Meccanica
quantistica riposano ancora in vecchie dispute scientifiche ormai quasi dimenticate.
Bisogna comunque
essere vigili e non insegnare nulla a questa gente che invece cerca solo la
piccola pagnotta perché tutto quello che nella storia gli è stato insegnato lo
hanno sempre utilizzato per i fini peggiori. Einstein creò una teoria
meravigliosa dalla quale hanno saputo estrarre la più micidiale arma di
distruzione di massa mai inventata. La tecnologia li rende ancora più spavaldi
e, ovviamente, più malvagi e micidiali di quanto già non siano. Millenni di
pensiero filosofico e scientifico sono serviti loro solo per incrementare il
dominio e la distruzione. Per questo è forse un bene che quella che si
definisce oggi scienza sia nelle mani di questi ben remunerati giullari, almeno
le loro pagliacciate non producono il danno delle idee serie.
(Dr. Divago)