Saturday, March 7, 2020

Gli untori mediatici


Covid-19 ed il meccanismo della gazzetteria.

di Sergio Caldarella
                                                                            Though this be madness, yet there is method in ‘t.
Shakespeare


            Il delirio non può costruire la democrazia o, detta in altro modo, la democrazia non può essere edificata sul delirio. Se dobbiamo temere dei virus dobbiamo allora sempre temere, in massimo grado, quelli dell’irrazionalità e della stupidità.
            Quando parliamo di Corona virus (COVID-19), di cosa stiamo davvero parlando? Se prestiamo fede all’apparato di disinformazione di massa, sembra che stiamo assistendo ad una calamità la quale sta producendo risultati collettivamente deliranti, gettando le basi per poter giustificare successive misure politiche a discapito della maggioranza dei cittadini e, sul momento, si prova persino a mettere a tacere coloro che dissentono su questo procurato allarme [mi chiedo spesso, ma com’è possibile che qualunque cosa avvenga si finisce sempre a discorsi su restrizioni alla libertà di parola?].
            Prima di accennare a queste misure restrittive, facciamo un passo indietro e proviamo a parlare dell’apparato mediatico, ossia dello strabiliante meccanismo della gazzetteria. Partiamo da una domanda: “Quanti cittadini ci sono in Italia?” I dati ufficiali parlano di oltre 60 milioni d’individui. Ebbene, se confrontiamo questo dato con il numero di persone, uomini e donne, alti e bassi, leggeri e pesanti, con i capelli o senza capelli, ben vestiti o malvestiti, ingannati o ingannatori, volpi o lupi, quelli a cui piacciono le caramelle o meno, quelli che mangiano il miele con il pane e quelli  che lo mettono nel caffè – faccio quest’elenco proprio per mostrare, direttamente, l’assurdità di questi elenchi e pseudo-distinzioni  con le quali si propongono, costantemente, elementi di distrazione e di divisione in televisione e sulla stampa. Ebbene, se contiamo il numero di questi personaggi – oggi detti “personalità” – che dirigono, intervistano, girano e si aggirano per le TV di Stato ed in quelle poche altre in mano a magnati della comunicazione, non raggiungiamo neppure un numero che si avvicini a trecento persone! Se non mi credete, fate il conto da voi e provate a mettere insieme tutte le facce ed i mezzibusti televisivi che vi sono noti e vi accorgerete che non arrivate neppure al centinaio di volti televisivi.
            La televisione “pubblica” e per il pubblico, viene fatta (escludendo i tecnici e l’amministrazione burocratica) da poco più o poco meno di trecento individui su oltre sessanta milioni di italiani! Anche volendo includere quelli che vengono chiamati davanti alle telecamere una volta l’anno a parlare di funghi porcini e sarchiaponi e volendo persino abbondare con i numeri, arriviamo ad una cifra inferiore, o di poco maggiore, alle mille persone! Questo significa che l’intero meccanismo della comunicazione che “informa” o indirizza le opinioni di sessanta milioni di cittadini italiani è sostanzialmente gestito e riempito di contenuti da poche centinaia di persone a libro paga [e questo piccolo gruppo è controllato da una minoranza ancora più sparuta che dipende dalla politica o detiene il possesso materiale dei mezzi di comunicazione]!
            Questo coefficiente numerico, facendo le dovute proporzioni, è pressoché lo stesso per tutti i Paesi detti oggi “democratici” e diminuisce soltanto in pochi casi quali la Corea del Nord o il Brunei – questo significa che persino le dittature contemporanee, grazie a tali apparati di controllo, sono diventate più efficienti nella gestione della comunicazione e del consenso!
            Benvenuti, dunque, nella Knowledge Age, ossia l’Epoca della conoscenza e delle democrazie rappresentative! Com’è del resto bella quest’aggiunta sibillina di “rappresentative”, se non vi fosse bisognerebbe proprio inventarla. Che ne è, però, del cittadino in questo contesto? Platone, sempre lui, il grande “nemico” delle democrazie dei cialtroni e della società aperta – ma “aperta” poi per chi? – diceva che non può darsi una società giusta senza una paideia, ossia senza istruzione, cultura e dibattito pubblico che portino ad una conoscenza appropriata dei problemi e delle situazioni. Questo significa anche che se l’argomentazione è diretta e determinata in maniera unidirezionale – poiché la televisione è unidirezionale per antonomasia – da un  gruppuscolo di persone a libro paga, al cittadino vengono a mancare non soltanto degli strumenti di valutazione concettuale diversi da quelli forniti da chi controlla tale comunicazione, ma anche la possibilità di esser libero d’immaginare visioni del reale alternative a quelle proposte da chi detiene le chiavi dell’apparato. Il cittadino viene in tal modo indirizzato verso la passività intellettuale e spinto ad una corsa continua – ed estenuante –  verso l’immediato in cui ogni cosa ed aspetto del vivere vengono posti come se fossero l’appendice di un apparato, persino l’individuo. In proposito, i marxisti amavano ripetere la frase: “Die herrschende Meinung ist immer die Meinung der Herrschenden, L’opinione dominante è sempre l’opinione dei dominatori.”
            A questo punto, dopo essersi già chiesti “che ne è del cittadino in tutto questo?”, ci si dovrebbe anche chiedere: “che ne è della democrazia in tutto questo?” – non, però, quella “rappresentativa” poiché quella sta ben al suo posto ed opera esattamente come deve.
            Dopo questa necessaria premessa, arriviamo al coronamento da Corona virus: in una società in cui uno sparuto quanto meschino drappello di poche centinaia di gazzettieri, strilloni e scribacchiatori vari è in grado d’indirizzare e determinare l’opinione di milioni di cittadini, un evento come una sindrome simil-influenzale da COVID-19 a diffusione più o meno rapida diventa un casus da manuale per mettere alla prova l’efficienza reale di quest’apparato di comunicazione – cos’è altrimenti questa bizzarra storia della carta igienica mancante ripetuta dall’Italia alla Germania, fino all’America, se non uno dei metodi di campionamento di questo tipo di manipolazione? Raccontando un evento così triviale, ripetuto in tante lingue e Paesi, lo si amplifica innestando il processo irrazionale di accaparramento della carta igienica, mettendo così alla prova l’efficienza reale del meccanismo di trasmissione e manipolazione. La sindrome simil-influenzale da COVID-19 è un’occasione perfetta grazie alla quale è possibile sperimentare e sincronizzare gli effetti di questa comunicazione su scala globale! Il virus, facendo perfettamente leva sul meccanismo atavico della paura ed avendo, ovviamente, anche una legittimità sanitaria, rappresenta una perfetta cartina di tornasole per verificare il meccanismo e gli effetti di questa comunicazione a livello mondiale! Al momento (7 marzo 2020) vi sono stati 3526 decessi attribuiti alla sindrome simil-influenzale da COVID-19 in tutto il mondo. Ogni decesso è chiaramente un fatto in sé grave che merita attenzione, però allo stesso tempo vi sono 320.000 morti l’anno da annegamento in tutto il mondo, 438.000 per malaria (un virus simile al Corona) e persino 10.206 per strangolamento involontario mentre si dorme, ossia si muore tre volte di più strangolati dalle lenzuola che non da COVID-19! I numeri sembra raccontino allora una realtà ben diversa: sarebbe magari bastato annunciare questo virus, spiegarne i sintomi, la pericolosità in particolare per chi ha oltre settant’anni e indurre la dovuta cautela prendendo le misure di contenimento ove necessario senza propagandarlo come una seconda peste bubbonica.
            Invece, attraverso la sua magnificazione mediatica, la sindrome simil-influenzale da COVID-19 diventa anche un alibi politico eccellente per introdurre correzioni e aggiustamenti successivi nel sistema economico-sociale o giustificare il varo di misure giuridiche restrittive o illiberali: “poiché c’è stato questo virus, la Borsa ha perso questo e quello, lo spread è aumentato ed allora siamo, nostro malgrado e con enorme sofferenza, costretti a tagliare di qua e di là e ad aumentare tasse e balzelli.” Questo è, chiaramente, solo un esempio poiché l’inventiva illiberale supera sempre di diverse spanne qualunque immaginazione. Ebbene, signore e signori, benvenuti nell’epoca della conoscenza (The Knowledge Age) e delle grandi democrazie rappresentative! Auguri a noi tutti!   



(Tratto da: Sergio Caldarella, Gli untori mediatici. Covid-19 ed il meccanismo della gazzetteria. «Il Pungolo», 7 marzo 2020).