Wednesday, November 11, 2020

Lettera dal futuro

Lettera dal futuro


Autore: Subject 1729-137α permanentemente assegnato alla ripartizione virologica 36/iii di New Order City.


                       New Order City, Anno 50 p.C.


All’inizio, quando arrivò il primo covid, sembrava soltanto una cretineria, una di quelle tante idiozie che una classe politica mediocre, illetterata ed incompetente, seguita dai suoi fedeli burocrati e scagnozzi, impone alle masse con la complicità dei mezzi di disinformazione gregari e servili. 
Si pensò che quella propaganda e i decreti che ne seguivano erano semplicemente norme stupide escogitate per manipolare gl’insensati e gli spaventati. Poi, però, il rumore dell’apparato cominciò a farsi sempre più forte e quanto più aumentavano i decreti, tanto più si consolidava il potere di una cricca. Un potere sempre più pervasivo e violento. 
I tamburi della stampa e delle televisioni battevano, giorno e notte, il tamtam del corona: corona, corona, corona… Nel mondo sembrava non succedesse più altro se non qualche sporadico evento violento o sportivo, il resto era tutto corona, corona, corona... E quanto più ripetevano, tanto più le masse finivano per credergli, magari per stanchezza, per esaurimento, per incapacità di reagire. Secondo le statistiche ufficiali, in cui anche quelli che morivano d’infarto venivano spudoratamente registrati come morti da covid, ebbene nonostante questi dati gonfiati, il virus temibilis aveva fatto ovunque meno morti che la comune influenza, per non parlare poi di altre malattie gravi come cancro o diabete o malattie indotte come la mortalità da tabagismo che nessuno aveva, fino a quel momento, pensato di ridurre con dei decreti o delle restrizioni alla libertà. Nonostante l’evidenza, il corona virus continuava però ad essere il terribile babau con cui venivano pian piano sottratti alla gente diritti uno ad uno, un lento quanto subdolo stillicidio di libertà.
I media, con il loro strapotere manipolativo, seppero scaltramente trasformare la zanzara in elefante, arrivando al punto in cui rimasero davvero in pochi a capirci ancora qualcosa in quel marasma di parole, grida, insulti, chiacchiere, decreti: la confusione perfetta per la creazione di un nuovo ordine mondiale! Ordo ab chao.
Quelli che non cantavano nel coro della manipolazione, fossero questi scienziati di chiara fama o semplici autisti d’autobus, vennero cancellati o infangati dalla macchina dei media e, poi, lasciati in balia dell’apparato normativo-poliziesco: “Eccoli! Prendeteli! Arrestateli! Portateli via!”
Oggi, a distanza di cinquant’anni da quegli eventi, possiamo dire che le prime vittime del corona furono le costituzioni democratiche, sospese dapprima parzialmente e, poi, soggiogate e rese inservibili dall’apparato politico burocratico. Il nuovo mondo post-corona non aveva più bisogno di costituzioni democratiche, perché andava avanti a forza di decreti e di arbitri da parte dei potenti ai quali il cittadino, ormai assuefatto e soggiogato, poteva solo obbedire acriticamente. Ogni critica, razionale o meno, era una negazione del monopensiero politico-mediatico dominante e, dunque, soggetta alla più grave ed immediata repressione. 

L’isteria collettiva saliva più rapidamente dei contagi. Gli spaventati partecipavano con entusiasmo ed applaudivano alla distruzione della libertà e, così facendo, si sentivano anche dei bravi cittadini obbedienti. Sembrava che nessuno avesse loro mai spiegato che il cittadino è libero quando acconsente, non quando obbedisce in silenzio.

Poche centinaia di gazzettieri facevano da sfondo a questa grottesca messa in scena mediatica: serpi nel seno della democrazia i quali, in nome della libertà di stampa di cinque grandi corporation che detenevano il possesso di gran parte delle testate e televisioni, distruggevano, pezzo dopo pezzo, la libertà di parola e di pensiero di tutti. La libertà di espressione era diventata la libertà di espressione di cinque gruppi economici transnazionali. Il cittadino che era stato culturalmente ed intellettualmente stravolto e soggiogato, per decenni, dai messaggi calibrati di questi enormi gruppi commerciali, non era più in grado di rendersi conto di quanto gli stava avvenendo e, chiaramente, neppure di reagire contro quello che stavano per fargli. Era diventato una semplice massa inerte costantemente modellata dai prestidigitatori dietro gli schermi e le rotative. 

Noi non eravamo però innocenti. Molti ritenevano che quello che accadeva stava avvenendo in un vacuum, come se quella particolare struttura sociale fosse germogliata nel 2020 ed a partire dal nulla, ma così non era. Il passo dalla banalità all’assurdità è sempre breve. Basta predisporre una società all’accettazione continua di messaggi vuoti, insignificanti e superficiali travestiti da intrattenimento, notizia e persino istruzione formale, per preparare a qualunque altro messaggio o manipolazione irrazionali. Negli anni che precedettero la grande svolta del 2020 il cittadino si trovava mani e piedi impegnato a consumare, a vegetare davanti agli schermi televisivi, a separarsi sempre più dagli altri ed avere sempre meno idee e sempre più opinioni. In realtà il cittadino aveva già consentito che gli togliessero la democrazia da sotto i piedi, aveva già tacitamente ammesso la sua sudditanza di fronte al potere.
C’erano ancora, da qualche parte, dei solitari che protestavano o si opponevano a quell’andazzo, ma venivano facilmente esiliati e ridotti al silenzio. Soprattutto chi ammoniva contro la distruzione della cultura, la trasformazione di scuole e università in strutture per tirocini funzionali o declamava contro la scomparsa dei libri e del discorso razionale, veniva facilmente chiamato con gli epiteti peggiori, oppure dichiarato “nemico” di una società che era invece diventata nemica di se stessa. Al cittadino che era stato trasformato in massa nulla arrivava di questi discorsi, la cultura autentica, i buoni libri, le parole profonde e pensate erano state seppellite talmente in profondità che solo gli archeologi dello spirito potevano ancora accedervi in spelonche nascoste e buie. Nessun discorso che potesse turbare l’ordine costituito sarebbe mai potuto apparire sugli schermi dell’allucinazione e della prestigitazione. La televisione degli anni che precedettero la grande svolta del 2020 non avrebbe mai potuto far apparire il pensiero tra i suoi frizzi, lazzi e imbonitori paffuti o dalle labbra rifatte. Già a quel punto, a quelli che sarebbero poi diventati gli spaventati dal corona, non importava più nulla di discorsi e ragionamenti; quello che credevano di voler vedere erano cosce lunghe o gente che sbraitava in dei microfoni o rincorreva una palla. Secoli prima i progenitori di costoro si accalcavano in qualche arena pietrosa e polverosa per vedere gladiatori che si scannavano tra loro o gente inerme che veniva divorata dalle fiere e millenni di storia erano solo serviti a scambiare una passività crudele con una passività indifferente. L’unica cosa che davvero abbagliava gli indifferenti erano le vetrine di Via Veneto o della Fifth Ave. L’homo novus della modernità era, da tempo, stato indottrinato a credere di più nell’immagine presentata sugli schermi o dagli scranni del potere che non alla realtà davanti l’uscio di casa. Come una mela pronta per essere raccolta, il cittadino era pronto a tornare suddito. Fu a quel punto che coloro i quali detenevano i mezzi diedero l’ordine, a coloro che detenevano il potere formale, di iniziare una guerra lenta, astuta e sottile contro i cittadini nel nome della loro tutela e del loro presunto benessere. Iniziarono, infatti, a chiuderli in casa, a toglierli i diritti fondamentali, a criminalizzare gl’incensurati, ad invadere l’intoccabilità dei loro corpi fino al punto in cui non rimase più nulla da proteggere né da difendere: il cittadino non c’era più, perché non c’era più nulla per cui combattere, perché la libertà era diventata schiavitù e l’obbedienza la sola forma della libertà. 



(Tratto da: Sergio Caldarella, Lettera dal futuro, «Il Pungolo», 30 ottobre 2020).



Ein Brief aus der Zukunft

Ein Brief aus der Zukunft




    Autor: Subjekt 1729-137α dauerhaft der 36/iii Virologischen Anstalt der Stadt der Neuen Ordnung zugeteilt.



                                                        New Order City, Jahr 50 n.C.



Als der erste Covid ankam, erschien es nur wie eine Idiotie, eine jener vielen Idiotien, die eine mittelmäßige, ungebildete und inkompetente politische Klasse, gefolgt von ihren treuen Bürokraten und Handlangern, den Massen in Komplizenschaft mit den geselligen und unterwürfigen Mitteln der Desinformation aufzwingt. 

Man glaubte, dass Propaganda und die darauf folgenden Dekrete einfach nur dumme Regeln seien, die ausgedacht wurden, um die Törichten und Ängstlichen zu manipulieren. Dann aber wurde der Lärm des Apparates immer lauter und je mehr Dekrete erlassen wurden, desto mehr festigte sich die Macht einer Clique. Eine Macht, die immer allgegenwärtiger und gewalttätiger wurde. 

Die Trommeln der Presse und des Fernsehens schlagen, Tag und Nacht, das Tamtam des Coronas: Corona, Corona, Corona, Corona... In der Welt schien nichts mehr zu geschehen, außer sporadischen, gewalttätigen oder sportlichen Ereignissen, der Rest war alles Corona, Corona, Corona... Und je öfter sie wiederholt wurden, desto mehr glaubten ihnen die Massen schließlich; vielleicht aus Müdigkeit, Erschöpfung, Reaktionsunfähigkeit. Gemäß offiziellen Statistiken, in denen sogar diejenigen, die an einem Herzinfarkt starben, schamlos als Covid-Todesfälle registriert wurden, hatte das Virus temibilis trotz dieser überhöhten Daten überall weniger Todesfälle verursacht als die gewöhnliche Grippe; ganz zu schweigen von anderen schweren Krankheiten wie Krebs oder Diabetes oder induzierten Krankheiten wie die durch das Rauchen verursachte Sterblichkeit, die bis dahin niemand mit Dekreten oder Freiheitsbeschränkungen zu reduzieren gedachte. Trotz der Beweise blieb der Coronavirus jedoch weiterhin das schreckliche Krampus, mit dem den Menschen nach und nach ihre Rechte vorenthalten wurden, ein langsames und hinterhältiges Tröpfeln der Freiheit.

Die Medien mit ihrer überwältigenden manipulativen Macht schafften es geschickt, die Mücke in einen Elefanten zu verwandeln, bis zu dem Punkt, an dem nur noch sehr wenige Menschen in diesem Marasmus aus Worten, Rufen, Beleidigungen, Geschwätz, Dekreten etwas verstanden: die perfekte Verwirrung für die Schaffung einer neuen Weltordnung! Ordo ab Chao.

Diejenigen, die nicht im Chor der Manipulation sangen, ob es nun diese berühmten Wissenschaftler oder einfache Busfahrer waren, wurden von der Medienmaschine ausradiert oder beschmutzt und dann dem normativ-politischen Apparat ausgeliefert: "Da sind sie! Schnappt sie euch! Nehmt sie fest! Bringt sie weg!"

Heute, fünfzig Jahre nach diesen Ereignissen, können wir sagen, dass die ersten Opfer des Coronas die demokratischen Verfassungen waren, die zunächst teilweise außer Kraft gesetzt und dann vom bürokratischen politischen Apparat unterjocht und unbrauchbar gemacht wurden. Die neue Welt nach  Corona brauchte keine demokratischen Verfassungen mehr, denn sie wurde durch Dekrete und Schlichter der Mächtigen vorangetrieben, denen der inzwischen süchtig gewordene und unterjochte Bürger nur noch unkritisch gehorchen konnte. Jede Kritik, ob rational oder nicht, war eine Verleugnung des herrschenden politisch-medialen Monopols und daher der schwersten und unmittelbarsten Repression ausgesetzt. 

Die kollektive Hysterie nahm schneller zu als die Ansteckung. Die Verängstigten nahmen mit Begeisterung teil und applaudierten der Zerstörung der Freiheit, und dabei fühlten sie sich auch als gute gehorsame Bürger. Es schien, dass ihnen nie jemand erklärt hatte, dass der Bürger frei ist, wenn er einwilligt, und nicht, wenn er schweigend gehorcht.
 
Einige hundert Gazetiere bildeten die Kulisse für dieses groteske Medienspektakel: Schlangen im Schoß der Demokratie, die im Namen der Pressefreiheit von fünf großen Konzernen, denen die meisten Zeitungen und Fernsehsender gehörten, Stück für Stück die Rede- und Gedankenfreiheit aller zerstörten. Die Meinungsfreiheit war zur Meinungsfreiheit von fünf transnationalen Wirtschaftsgruppen geworden. Der Bürger, der jahrzehntelang kulturell und intellektuell verzerrt und den kalibrierten Botschaften dieser enormen kommerziellen Gruppen unterworfen war, war nicht mehr in der Lage, zu erkennen, was mit ihm geschah, und natürlich auch nicht mehr in der Lage, auf das zu reagieren, was sie ihm antun wollten. Er war zu einer einfachen, trägen Masse geworden, die ständig von den Taschenspielerkünstlern hinter den Bildschirmen und der Presse geformt wurde. 

Aber wir waren nicht unschuldig. Viele glaubten, dass das, was passierte, in einem Vakuum geschah, als ob diese besondere Sozialstruktur im Jahr 2020 und aus dem Nichts entstanden wäre, aber das war nicht der Fall. Der Schritt von der Banalität zur Absurdität ist immer kurz. Es reicht aus, eine Gesellschaft auf die ständige Akzeptanz leerer, unbedeutender und oberflächlicher Botschaften vorzubereiten, die als Unterhaltung, Nachrichten und sogar als formale Bildung getarnt sind, um sie für jede andere irrationale Botschaft oder Manipulation empfänglich zu machen. In den Jahren vor der großen Wende im Jahr 2020 war der Bürger mit Händen und Füßen beschäftigt, vegetierte vor Fernsehbildschirmen, sonderte sich zunehmend von anderen ab und hatte immer weniger Ideen und immer mehr Meinungen. In Wirklichkeit hatte der Bürger bereits zugelassen, dass ihm die Demokratie weggenommen wurde, er hatte seine Unterwerfung unter die Macht bereits stillschweigend zugegeben.

Irgendwo gab es immer noch einige einsame Menschen, die protestierten oder sich dem Trubel widersetzten, aber sie wurden leicht ins Exil verbannt und zum Schweigen gebracht. Besonders diejenigen, die vor der Zerstörung der Kultur, der Umwandlung von Schulen und Universitäten in funktionale Ausbildungsstätten oder vor dem Verschwinden von Büchern und dem rationalen Diskurs warnten, wurden leicht mit den schlimmsten Beinamen beschimpft oder zum "Feind" einer Gesellschaft erklärt, die stattdessen zum Feind ihrer selbst geworden war. Für den Bürger, der in eine Masse verwandelt worden war, war aus diesen Reden nichts geworden, die authentische Kultur, die guten Bücher, die tiefen und gedachten Worte waren so tief begraben worden, dass nur noch die Archäologen des Geistes in verborgenen und dunklen Höhlen Zugang zu ihnen hatten. Keine Rede, die die etablierte Ordnung stören könnte, könnte jemals auf den Bildschirmen von Halluzinationen und Prestige erscheinen. Das Fernsehen der Jahre vor der großen Wende im Jahr 2020 hätte niemals Gedanken zwischen seinen pummeligen Koketten erscheinen lassen können. Selbst zu diesem Zeitpunkt kümmerten sich diejenigen, die sich später vor dem Corona fürchten würden, nicht mehr um Reden und Argumentation; was sie zu sehen glaubten, waren lange Schenkel, die in Mikrofone schrien oder Leute, die einem Ball hinterher jagten. Jahrhunderte zuvor strömten ihre Vorfahren in eine steinige und staubige Arena, um zu sehen, wie Gladiatoren sich gegenseitig abschlachteten oder hilflose Menschen von Bestien verschlungen wurden, und Jahrtausende der Geschichte hatten nur dazu gedient, eine grausame Passivität gegen eine gleichgültige Passivität auszutauschen. Das Einzige, was die Gleichgültigen wirklich blendete, waren die Schaufenster der Kurfürstendamm oder der Fifth Ave. Der homo novus der Moderne war eine Zeit lang indoktriniert worden, mehr an das Bild zu glauben, das auf den Bildschirmen oder von den Sitzen der Macht aus präsentiert wurde, als an die Realität vor der Tür. Wie ein Apfel, der bereit war, gepflückt zu werden, war der Bürger bereit, wieder zum Subjekt zu werden. Zu diesem Zeitpunkt gaben diejenigen, die über die Mittel verfügten, denjenigen, die die formelle Macht innehatten, den Befehl, einen langsamen, listigen und subtilen Krieg gegen die Bürger im Namen ihres Schutzes und angeblichen Wohlergehens zu beginnen. Sie begannen in der Tat, sie in ihren Häusern einzusperren, ihnen ihre Grundrechte wegzunehmen, die Empörten zu kriminalisieren, in die Unberührbarkeit ihrer Körper einzudringen, bis zu dem Punkt, an dem es nichts mehr zu schützen oder zu verteidigen gab: Der Bürger war nicht mehr da, weil es nichts mehr gab, wofür es zu kämpfen lohnte, weil die Freiheit zur Sklaverei und der Gehorsam zur einzigen Form der Freiheit geworden war.

(Aus: Sergio Caldarella, Lettera dal futuro, «Il Pungolo», 30 Oktober 2020).

Saturday, August 15, 2020

 

Lettera ai governanti indirizzata alle orecchie dei governati.

 

di

Sergio Caldarella

 

                          Stalin dice: «Questa si chiama la fine di un sogno!                              Un giorno tutti i sogni finiscono. È inaspettato  quanto inevitabile.»

                                                      Milan Kundera                         

 

     Egregi governanti,

 

     continuate pure a calpestare il cittadino ed a sottrargli la libertà, la qualità e la profondità del vivere, in nome di una vaga finzione di legalità sostenuta da arbitrarie supposizioni pseudoscientifiche e da un’immagine mediatica della tutela della salute, paternalistica e falsa, utilizzata come pretesto per sottrargli, alla fine, anche quel poco di dignità che ancora gli avevate lasciato.

 

     Continuate, perché state apparecchiando il vostro tribunale nei saloni della storia che sarà con voi impietosa ma giusta. Assisi sui vostri scranni parlamentari violentati e serrati nelle vostre aule consiliari avete reso questi luoghi della democrazia infetti con l’antica malattia del tiranno: sembrate nuovi, agghindati alla moda, moderni, democratici ed a volte persino veri, ma siete invece antichi rigurgiti della vecchia tirannide che, da millenni, opprime gli esseri umani tutti per garantire i privilegi e gli arbitri di pochi. Avete messo in scena una farsa planetaria per aumentare il vostro potere a discapito della libertà e della legalità. Avete terrorizzato e confuso i cittadini, li avete strapazzati, avviliti e annichiliti nella paura, rendendoli incapaci di guardare al mondo se non attraverso gli occhiali della finzione che gli vengono saldati sul naso da poche centinaia di vili cialtroni asserragliati nelle redazioni e nelle camere di regia in cui si costruiscono narrazioni abbacinanti ed apocalittiche.

 

     A questo povero Cristo che è ormai il cittadino inchiodato sulla croce della modernità avete, ancora una volta, tolto la libertà insieme alla dignità. Tramite una congegnata serie di vili arguzie e manipolazioni siete stati di nuovo capaci di farlo diventare poca cosa e, per ogni oncia di verità e indipendenza che gli avete sottratto, vi siete abbuffati a piene mani alle sue spalle ed a sue spese.

 

     Non fate però nulla di nuovo, lo fate solo meglio di altri prima di voi, ma non perché siete più bravi o meno brutali, questo no, questo mai. È solo che lo sviluppo storico e dei mezzi tecnologici vi ha insegnato che, invece di bastoni, carote e baionette, potevate utilizzare una violenza ben più sottile, prendendo gli individui sotto la vostra cappa fin dalla più tenera età, crescendoli e indirizzandoli come volevate e trasformandoli, da esseri vivi e liberi, in strumenti assoggettati nelle mani dell’apparato, fino al punto in cui vi abbracciano ed applaudono proprio quando, nel togliergli il fiato, gli dite che lo fate per loro e magari ripetete, come quei frati dell’inquisizione, che fa più male a voi che non a loro. Così facendo, con questa sottigliezza perversa e maligna, avete portato la lotta per la democrazia proprio al centro di questa: il vecchio trucco del cavallo di legno portato volontariamente dagli assediati nel centro della loro città. Violando la cittadella della democrazia siete riusciti ad assediare la libertà dal suo interno, confondendo le menti e le anime al punto in cui, come il contadino che alleva l’agnello per togliergli il latte e, alla fine, anche la carne e la pelle di dosso, potete ogni tanto dare all’animale in gabbia una carezza sulla testa e farvi belli fingendo di essere altro da ciò che siete, perché la povera bestiola incosciente non conosce la violenza che si nasconde in quella carezza apparentemente innocua, non sa che quella è la stessa mano che reggerà il coltello da macello.

 

     Grazie ad una lunga serie di artifizi e di modalità di controllo, siete riusciti a rendere il cittadino simile al povero animale nella stalla ormai ignaro del destino che lo aspetta sotto il vostro giogo. Se non foste degli esseri inguardabili, ingiustificabili, volgari oltre ogni limite e radicalmente disumani, vi si potrebbe anche concedere un sonoro chapeau!

 

(Tratto da: Sergio Caldarella, Lettera ai governanti indirizzata alle orecchie dei governati, Il Pungolo, 15 agosto 2020).  

Sunday, July 19, 2020

Menti raffinatissime.


“Menti raffinatissime...”
Un minuscolo invito alla ragione nell’epoca della sragione.


                                                                        Die Katastrophe fängt damit an, dass man aus dem Bett steigt.
                                                                                                                        Thomas Bernhard


 di
Sergio Caldarella


         Dal festino della ragione (feast of reason) al banchetto dello sragionamento.

            Il giudice Giovanni Falcone, dopo il fallito attentato con una bomba piazzata nella scogliera antistante alla sua villa all’Addaura, ebbe a dichiarare che, dietro quell’azione criminale, si celavano delle “menti raffinatissime”. È quantomeno scurrile, anche se diffuso, provare ad identificare tali menti nelle figure note di Bernardo Provenzano o Totò Riina, a meno di non voler credere nelle fantasie ben congegnate a mezzo stampa secondo cui gli esecutori siano anche i mandanti. Nessuno nega di certo a questi brutali capi mafiosi un’intelligenza pratica ed esecutiva capace di mettere bombe, assassinare gente per strada o uccidere a tradimento, ma questo è proprio il limite dove questa loro presunta intelligenza finisce. Le “menti raffinatissime” sono altra cosa, sono mandanti remoti, celati in grandi palazzi, con pareti adorne di titoli e circondati da bella gente, non sono la manovalanza che esegue tacendo e questo Giovanni Falcone lo aveva capito troppo bene.
            In questo particolare periodo storico che l’intera popolazione mondiale sta subendo, la dichiarazione di Giovanni Falcone sulle “menti raffinatissime” rivela un’attualità inusitata. Pensiamo, ad esempio, ad una cosa apparentemente semplice come l’obbligo d’indossare queste mascherine chirurgiche. A chi potrebbe mai venire in mente una fantasia di tal genere quando persino uno studente di primo anno di medicina sa bene che, innanzitutto, queste maschere dovrebbero essere monouso poiché, se usate di continuo e senza i dovuti accorgimenti, diventano trappole per batteri e, dunque, dannose per la salute di chi le indossa. Già partendo da questa semplicissima considerazione si dovrebbe intuire come coloro i quali spingono questa presunta profilassi non sembrano possedere una solida o chiara formazione sanitaria, altrimenti perché favorirebbero l’uso di qualcosa che, da un punto di vista medico elementare, è potenzialmente dannoso per la salute di coloro che ne sono costretti? Tra l’altro, alla gente queste cose non sono state spiegate, non gli è stato neppure indicato come indossare queste mascherine al punto in cui non si è sicuri se sia il lato azzurro o quello bianco da mettere verso l’esterno. Le televisioni, le quali sembra abbiano così tanto tempo ed impegno da dedicare alle animazioni sul contagio e per dare i numeri, non trovano neppure a malapena qualche minuto per mostrare il corretto utilizzo di queste bende per il viso.
            Anche altri concetti non soltanto elementari ma naturali, come il fatto lapalissianamente evidente secondo cui il corpo, per mantenere un equilibrio salubre, espelle anidride carbonica ed inspira ossigeno, sembra siano stati dimenticati o rimossi dalle nozioni comuni. Eppure basterebbe aprire un testo di medicina qualunque alla voce “respirazione” o “biologia dei polmoni e delle vie aeree” per trovarvi riportato: “La funzione primaria dell’apparato respiratorio è quella di assorbire l’ossigeno ed eliminare l’anidride carbonica. L’ossigeno inalato entra nei polmoni e raggiunge gli alveoli (…) l’anidride carbonica passa dal sangue agli alveoli e viene quindi espirata.” Nulla di trascendentale… Tale normale processo di respirazione, a causa dell’obbligo d’indossare una mascherina per lunghi periodi, viene però reso difficoltoso e si trasforma nell’espirazione di anidride carbonica e nella successiva inspirazione di una parte della stessa! Anche questa una conseguenza particolarmente insalubre che dovrebbe quantomeno saltare all’occhio di alcuni, in particolare dei consulenti sanitari che hanno approvato queste norme.

         La bête noire de la modernité.

            A questo punto, pare proprio che basti mettere insieme un paio di concetti scontati per iniziare ad intuire che, dietro questa vicenda delle mascherine, potrebbe anche esserci dell’altro, nonostante questo “altro” potrebbe essere, come credono alcuni, soltanto la solita vecchia incompetenza di cui la politica abbonda ed eccede. Cosicché si potrebbe anche, per spirito d’ipotesi, chiedere: e se l’incompetenza non è poi tutto? E se c’è dell’altro? Oppure non si possono più formulare ipotesi? E se non bastasse invocare l’incompetenza politica e l’assenza di conoscenze sanitarie elementari per giustificare tutto questo? È un’ipotesi, proviamo a vedere come procede.
            Seguendo proprio l’ipotesi secondo cui potrebbe anche non trattarsi di mera incompetenza sullo sfondo di queste imposizioni potrebbe anche emergere l’ombra di “menti raffinatissime.” Chiediamoci: cosa succede nel momento in cui si obbliga un’intera popolazione ad indossare, volente o nolente, una mascherina sul viso anche per passeggiare all’aria aperta? Se, fino al momento dell’introduzione di questa norma, la maggioranza della popolazione aveva avuto “esperienza” di questo virus solo dai reportage tragici e sentimentali in televisione, con il vario sciacallaggio delle immagini di poveri anziani in fin di vita o del dolore dei loro parenti volgarmente strumentalizzati e gettati in pasto al pubblico o ne aveva magari letto sulla stampa, dal momento in cui tutti sono stati costretti ad indossare questi bavagli sul viso, il virus è diventato, d’un tratto, onnipresente! Et voilà!
            Il covid-1984, grazie al piccolo accorgimento di una benda sul viso capace però di fermare un virus talmente pericoloso (la contraddizione intrinseca pare non sia evidente), è finalmente diventato apertamente visibile intorno a noi ed in ogni dove perché ognuno dei liberi cittadini del mondo nuovo è costretto a portare in faccia un richiamo visibile all’agente patogeno. Il virus fa così la sua prepotente comparsa nella vita di tutti e non soltanto sul piccolo schermo o sulla carta stampata – dato il bassissimo tasso di mortalità – com’era fino al momento dell’introduzione obbligatoria delle mascherine. Tramite un semplicissimo accorgimento, quasi un colpo di bacchetta magica, si è dato d’un tratto corpo all’emergenza! La pandemia è diventata una presenza reale che si vede al supermercato, passeggiando in strada, sui mezzi pubblici, negli uffici ed a volte persino sul viso di poveri disperati che guidano in auto da soli indossando mascherina e guanti di lattice. E questo non è il solo effetto strabiliante di una tale semplicissima manovra amministrativa, perché altrimenti si tratterebbe sì di grandi intelligenze, ma non ancora raffinatissime.

         La maschera talismano.

            L’obbligo d’indossare questo pezzo di stoffa sul viso trasforma, al tempo stesso, i nostri illuminatissimi governanti in grandi benefattori dell’umanità i quali, nella loro strabiliante lungimiranza, hanno offerto al povero cittadino inerme un talismano che, al pari dei santini portati nel portafogli, la fotografia incorniciata della figlia con l’abitino da prima comunione attaccata sul cruscotto dell’auto con la scritta “non correre papà” (questi sì autentici pezzi di kitsch popolare che, purtroppo, non si vedono più), i cornetti rossi, gli amuleti e tutta questa roba varia, lo protegge dal virus-Babau! In un colpo solo, con una mossa geniale dal punto di vista della comunicazione di massa, si è così riusciti a far entrare la pandemia nella vita di tutti, offrendo un talismano contro il corona-babau cattivo che rende la pandemia visibilmente vera per tutti! Questo significa davvero avere menti raffinatissime!

         Meinungsfreiheit = Entscheidungsfreiheit

            Immaginate cosa sarebbe invece successo se dopo due, tre, quattro, cinque mesi di misure autoritarie, arresti domiciliari, fallimenti, disoccupazione, suicidi, divorzi, distruzione del micro-tessuto socio-economico, sospensione delle libertà individuali, la gente avesse continuato ad ascoltare le rocambolesche vicende del virus-Babau solo dalla televisione o dai giornali. Per uno, due o tre mesi, la popolazione avrebbe potuto ancora star dietro alle storie mirabolanti, ad Astolfo che vola sulla luna o Münchhausen che cavalca una palla di cannone, ma dopo quattro, cinque o sei mesi, anche i più semplici avrebbero iniziato a porsi qualche domanda e qualche dubbio sarebbe venuto anche ai più spaventati. Adesso, invece, grazie ad una trovata abbastanza semplice ed a basso costo (poiché il Governo ha imposto l’obbligo, ma non ha fornito le mascherine), c’è la benda sul volto che è, al tempo stesso, un memento ed un talismano! Chapeau! Dopo una tale geniale trovata, prescindendo dal danno che questa provoca, chi potrebbe mai mettere in dubbio un fatto che sta ormai sulla faccia di tutti? Se il virus non si vede, la mascherina però la si vede, perbacco! D’un tratto, abbiamo persino dimenticato chi ci obbliga a portare questa pezza sul volto perché abbiamo iniziato a credergli ancor più di prima! Anzi, l’effetto combinato di disinformazione a mezzo stampa e la norma amministrativa portano gli spaventati a ringraziare, commossi, questa politica illuminata contro i loro interessi! Quale raffinatezza!

            Dolente oltre modo seco medesimo la sua sciocchezza piagnea…

            Il gambetto va ben oltre: pensate che, fino a pochi mesi fa, ogni cittadino libero e maggiorenne era ancora considerato responsabile della propria salute e del proprio corpo e, se voleva, poteva anche lanciarsi con il paracadute o scalare qualche ripida montagna con i chiari rischi connessi alle sue libere scelte. Ancora fino a pochi anni fa le femministe gridavano giustamente: “my body, my choice! (il mio corpo, la mia scelta)” e adesso? Chi scrive, ad esempio, non sapeva che mangiare dolcetti fosse un atto d’irresponsabilità e mancanza di rispetto verso la salute dei diabetici: ritenevo, con mio gravissimissimo errore, che se uno era diabetico aveva egli stesso la responsabilità di non mangiare pasticcini e gelati e non era una mia responsabilità quella di evitargli di mettersi in pericolo attraverso le sue scelte. Oggi abbiamo invece scoperto di essere colpevolizzabili – sempre attraverso la via talismanica della ben nota mascherina – della vita o morte di coloro a rischio di decesso a causa del Covid, ossia di persone con gravi condizioni sanitarie pregresse, spesso multiple, ed un’età superiore alla mortalità media, le quali sembra però facciano apparentemente di tutto per mischiarsi alla popolazione non a rischio dovendo, così, venir “protette” attraverso questo pezzo di stoffa che tutti, indistintamente, sono costretti a portare sul viso.

            A quanto pare, la responsabilità di coloro a rischio e che, malgrado questo, sembra continuino a confondersi con la popolazione attiva, andare sui mezzi pubblici, al cinema, a mettersi su spiagge affollate, etc. è adesso nelle mani di coloro i quali hanno un bassissimo coefficiente di rischio. Nel momento in cui questo presunto “principio di responsabilità” verrà esteso anche ai diabetici, addio dolciumi.
            È ovvio che si parla qui per amore di paradosso e nessuno vuol certo vedere persone appartenenti alle categorie a rischio contrarre un virus che può avere, per un numero molto basso di casi, delle conseguenze letali tanto quanto le può avere, per le stesse categorie, la comune influenza – ad oggi la Svezia o la Svizzera hanno adottato le misure più adeguate e ragionevoli in merito. Secondo il messaggio ufficiale, propagato parallelamente dalla politica e dai media (ma non erano indipendenti?), chi non mette la maschera è untore e dev’essere multato e, se protesta, persino incarcerato con l’applauso di tutti! Il dubbio, però, che qualcuno possa averci pensato sopra su questa vicenda e, per questo, si rifiuta di respirare CO2 e batteri non emerge, perché pensarci sopra, in una democrazia magnificentissima, non pare esser richiesto al cittadino. Quel che importa è obbedire, senza pensare, ai messaggi che provengono simultaneamente da sopra (il potere politico ed i suoi diciamo “suggeritori”) e di lato (i media).

         Historia magistra vitae?

            L’imposizione di una benda sul viso quale presunto segno di responsabilità morale nei confronti di quelli che dovrebbero avere la libertà costituzionale di esercitare la loro volontà è stata fatta diventare, in quasi tutti i Paesi, la narrazione dominante attraverso i soliti mezzi di disinformazione di massa con una facilità strabiliante per quella che ama proclamarsi come “l’epoca della conoscenza”. Se queste forme di convincimento – o di raggiro – sono così facilmente ottenibili, allora qualunque altra persuasione è anche agevolmente attuabile. La storia, vecchia magistra, è proprio lì a ricordarlo: se nello scorso secolo, attraverso forme di propaganda surreali, decisamente folli o interamente criminali – come la credenza che vi siano delle razze nel contesto della razza umana e che alcune tra queste siano superiori ad altre – si è riusciti ad aizzare popoli interi gli uni contro gli altri precipitandoli in spaventose guerre mondiali, come si fa allora a respingere tali eventi di manipolazione di massa nel dimenticatoio invece di averli costantemente presenti? Come si può rigettare con tanta irresponsabilità una storia da noi non lontana come se questa appartenesse ad un’altra specie o ad epoche remote ed irripetibili?
            A questo punto sarebbe magari utile considerare, con un po’ più di attenzione non mediatica, il buon cuore e la spassionata attenzione che i nostri politicanti e governanti hanno scoperto per la nostra salute. Sarebbe troppo lungo occuparsi dell’enorme quantità di casi in cui la salute del cittadino conta meno della suola di una scarpa bucata e citiamo qui: l’inquinamento industriale (8.31 milioni di morti l’anno nel 2017), tabagismo (7.1 milioni di morti p.a. nel 2017), fumo passivo (1.22 milioni), incidenti automobilistici (1.35 milioni) e questi sono solo alcuni numeri dove la politica potrebbe intervenire attivamente e ridurre drasticamente una somma di decessi che, solo per i casi citati, arriva ad un totale astronomico di 17.98 milioni di morti l’anno!!! Al momento (luglio 2020) il covid-1984 ha provocato – secondo i dati ufficiali che sono ampiamente contestabili – 578.000 decessi nel mondo. Anche se questo numero dovesse raddoppiare o persino triplicare avremmo 1.734.000 decessi, ossia una cifra che non raggiunge neppure il 10% (9.644048%) di una mortalità dovuta ad altre cause meglio documentate che potrebbero essere evitate da un deciso intervento politico contro l’inquinamento, il tabagismo, il traffico stradale eccessivo, etc. Insomma, quando si guarda ai fatti ed ai numeri, questi politici non sembrano poi così interessati alla nostra salute come appare invece dalla narrativa da panicodemia covid-1984 come propagandata dalla disinformazione di massa.
            A questo punto, anche volendo accettare la narrazione secondo cui le mascherine hanno davvero questo superpotere di bloccare la trasmissione del virus, l’altro problema serio, sia da un punto di vista giuridico, sia da uno squisitamente sociale e politico, è l’aver sottratto al cittadino l’autonomia sul corpo e sulla salute. In questo momento si moltiplicano i TSO e vengono pure applauditi! Quale disastro e, al tempo stesso, quale raffinatezza! Pensate poi a quando, sulla base dello stesso non-principio, verranno imposte ulteriori restrizioni alle libertà individuali o all’inviolabilità della persona! Si sta preparando il terreno per l’acclamazione, a furor di popolo, di norme e criteri che vanno apertamente contro le libertà fondamentali della persona, conquistate attraverso lunghe lotte materiali e concettuali nel corso della storia, ed il cittadino di questo mondo nuovo, con tutta la paccottiglia ideologica che gli è stata tirata addosso, è talmente pronto per la tirannide che sembra provenga da una realtà in cui il concetto di democrazia è stato soppresso da tempo.

         Mundige Burger vs. selbschuldige Unmündigkeit

            In momenti come quello attuale si mostra, con impressionante evidenza, quel rapporto simbiotico tra sentimento popolare e potere, ma anche la strabiliante capacità dell’apparato mediatico-politico di generare allucinazioni collettive. La normalizzazione culturale operata attraverso la scuola e la comunicazione di massa è giunta al punto in cui basta mostrarsi dubitativi o scettici nei confronti di tali apparati per ottenere, immediatamente, uno spegnimento cognitivo da parte del cittadino medio, una sorta di riflesso pavloviano indotto nelle maggioranze grazie a sottili tecniche di manipolazione generaliste. Se c’è un risultato strabiliante che questi apparati sono riusciti a conseguire è l’annientamento dei fatti e dell’evidenza logica – un tema già lamentato da Theodor Adorno – a favore delle narrative che questi sono in grado d’imporre. Quando, attraverso una lunga e complessa serie di strutture manipolative e di tecniche psicologiche, si è riusciti a far tramontare la forza dell’evidenza – quelle verità per se stesse evidenti (We hold these truths to be self-evident) che Thomas Jefferson utilizzava come elementi fondativi dei principi dell’indipendenza americana – a questo punto un potere costituito può raggiungere livelli di arbitrarietà illimitati: “The stupidity of men always invites the insolence of power. La stupidità degli esseri umani invita sempre l’insolenza del potere” ammoniva Ralph Waldo Emerson nel XIX secolo.

            Se il cittadino può esser gettato nell’infantilismo con una facilità così estrema e preoccupante ed una rapidità così impressionante è a causa di un’impostazione o direzione imposta alla socialità grazie al controllo dell’apparato scolastico e di quello di disinformazione da parte della politica e dei plutocrati: “chi detiene tutti i mezzi determina tutti i fini”, scriverà Friedrich von Hayek. Questa non è soltanto una situazione gravosa per l’individuo ma denuncia anche la lenta dissoluzione della socialità sotto gli artigli del tiranno-lupo.
            Uno Stato le cui restrizioni aumentano sempre più facendosi dettagliate e capillari è già un apparato repressivo il cui cappio si stringe, norma dopo norma, sul collo del cittadino trasformato lentamente in suddito. Quello che bisognerebbe chiedersi è se ci troviamo di fronte alla trasformazione dello Stato detto “democratico” in qualcosa d’altro. Platone utilizzava, per i governanti o “custodi dello Stato”, la metafora dei “cani di buona razza” (Politeia, 374b-376c), ma la metafora del cane contiene, in sé, anche quella del lupo ed il tiranno è proprio colui il quale, da buon cane di razza, si trasforma in lupo spietato (571c-d). Similmente, lo Stato democratico contiene, in potenza, anche lo Stato totalitario, com’era già ben chiaro ad Hegel nell’Ottocento – qui bisogna forse osservare che l’Italia del 1922 o la Germania del 1933 erano degli Stati democratici ed è sulla base delle democrazie, proprio come aveva teorizzato Platone, che sono emerse le dittature nazi-fasciste. Quella che ci proviene qui dalla storia recente non è una lezione da poco né un insegnamento facilmente rigettabile. Se c’è un particolare assioma della modernità che incombe sul cittadino, è quello dell’assenza di alternative (“there is no alternative”), ossia il mantra del Neoliberismo che, guarda caso, è anche un motto facilmente applicabile alla tirannide. In questo caso si tratta, però, di una tirannide bonaria, sorridente, che si prende cura di te, che ti salva dal virus-cattivone imponendo arresti domiciliari e violazioni a diritto fondamentali come la libertà di parola e l’inviolabilità del corpo, una politica talmente dedicata all’interesse dei cittadini che, però, chiude al tempo stesso gli ospedali, ignora i poveri e molto altro. Una tirannide, quando aspira ad un’immagine altra da sé, non può essere esente da contraddizioni. Questo è proprio uno degli elementi discriminanti tra una tirannide di tipo duro (fascismo, nazismo, stalinismo, Pinochet, etc.) ed una di tipo morbido: la tirannide dura non ha particolari contraddizioni con se stessa, mentre quella di tipo morbido è eternamente costretta dentro la contraddizione, dunque entro una lunga serie di non sequitur logici che emergono, costantemente, nel rapporto tra società e potere.

         Alienazione come cifra del mondo.

            La misura della dissoluzione della socialità è anche visibile nell’alienazione che questa induce nell’individuo – Kierkegaard si era accorto di questo già nell’Ottocento. L’alienazione è la cifra dell’homo novus. Questo modello di socialità alienante che la modernità conosce in massimo grado giunge a trasformare qualunque interazione umana in alienazione, anche in quegli aspetti dell’esistenza in cui questa non dovrebbe aver posto – nella modernità anche il sentimento diventa alienazione poiché trasformato nella ricerca di cose che gli sono estranee, un sentimento che proviene da un calcolo di profitti e perdite e non dalla relazione da cuore a cuore. L’alienazione, dunque, s’introduce in qualunque interstizio, domina ovunque, ha potere su tutto perché, in realtà, il cittadino non ha più alcun potere né sul mondo, né sulla propria vita. L’intera configurazione della socialità è orientata verso le determinazioni del potere e dell’apparato che questo produce. Peter Hitchens dirà: “We have a society of power, not reason, Abbiamo una società del potere, non della ragione”. In un simile contesto, l’individuo può anche essere lasciato nella condizione di viaggiare, di parlare, di interagire con altri, perché sarà libero tanto quanto un piccione ammaestrato o un cavallo domato. La libertà che gli è stata costruita attorno ha il sapore della gabbia e sarà egli stesso il proprio primo censore, il sorvegliante di sé e di quelli che incrocia sul proprio cammino. Quest’individuo diventato mero soggetto sociale è il prodotto, intenzionale o meno, di una socialità avversa che gli si pone di fronte, fin dai suoi primi passi nel mondo, con il chiaro intento di modellarne il cammino, una società che non lo vuole quale partecipante autenticamente attivo, ma come ingranaggio finalizzato al perseguimento dei fini di pochi. Questo non soltanto è alla radice dell’alienazione, ma anche di quell’horror vacui esistenziale che vede tanto nell’individuo, quanto nel mondo, un desolante nulla, un universo svuotato di qualunque trascendenza e privo di una qualsivoglia teleologia immateriale. L’individuo a cui viene insegnato di essere ingranaggio sente di esser venuto al mondo per obbedire, procreare, ingollarsi e morire ed è su questa visione del mondo che è stata disegnata una cosmologia del nulla e del vuoto.
            Il primo passo verso la direzione del nulla consiste proprio nella dimenticanza del pensiero: l’individuo che getta la propria esistenza nell’edite, bibite, copuli, post mortem nulla voluptas, rigetta la vita vera a favore di un vuoto che viene utilizzato, politicamente, per irretirlo e dominarlo. Pensare è, invece, resistere.

(Sergio Caldarella, “Menti raffinatissime...” Un minuscolo invito alla ragione nell’epoca della sragione, Il Pungolo, 18 luglio 2020)