Saturday, February 16, 2019

Lettera sulla terra piatta.

Quello che segue è il riassunto, rielaborato e condensato, di uno scambio di email in risposta ad una sincera richiesta di chiarimenti sul non-tema della terra piatta. Poiché, a dispetto di qualunque evidenza, questo sembra un argomento che si manifesta, oggi, sempre più attraverso le diverse piattaforme online, ho ritenuto doveroso testimoniare, attraverso l’offerta di un modestissimo ragionamento, in un discorso come quello sulla “terra piatta”, ossia in un dibattito al limite del delirio, in cui si mostra, ben più che in altri gravi discorsi ed ideologie della nostra epoca, il pesante e radicale smarrimento culturale contemporaneo. Discorsi di tal genere, siano questi fantasticherie sulla terra piatta o d’altro tipo, sono resi possibili in una situazione in cui l’individuo contemporaneo è già stato, in precedenza, intellettualmente stravolto e soggiogato e, per questo, divenuto psicologicamente infinitamente più malleabile e suscettibile di condizionamento ideologico da parte del primo o ultimo venuto. Poiché l’individuo contemporaneo viene accolto e cresce ormai in una società radicalmente e drammaticamente ideologica, ossia in un mondo in cui la rappresentazione, sia questa mediatica, di partito, d’interesse commerciale o individuale, è in grado di sostituirsi efficacemente alla realtà percepita e vissuta, egli è già psicologicamente pronto ad accogliere qualunque messaggio, purché questo abbia quel formato o quelle caratteristiche a lui note dell’ideologia, ossia di un costrutto concettuale con il quale si può abilmente o grossolanamente sostituire la realtà con un modello realizzato ad arte.
Rendo disponibile il riassunto rivisto di questo scambio epistolare elettronico omettendo, per ragioni di privacy, la parte del mio interlocutore, con la speranza che questo possa essere di utilità anche per altri ingannati da queste tesi banali ed assurde dietro cui si vede, chiaro, un interesse economico da parte di alcuni nel far fessi gli altri.

Lettera sulla terra piatta.

            Caro amico,
            La ringrazio molto per la Sua email e per la fiducia accordatami. Quello che vorrei dirLe, in primo luogo, è che Lei non ha bisogno di credere a nessuno se non nel ragionamento e, dal tono della Sua lettera, mi appare chiaro che Lei è in grado di seguire un discorso dalle premesse logiche fino alle conseguenze.
            Il tema della terra piatta è, in realtà, un non-tema generato in larga parte dalla strabiliante e significativa confusione culturale, sociale ed intellettuale imperante al giorno d’oggi, ma anche dal completo fallimento delle istituzioni che dovrebbero essere “educative” e sono, invece, impegnate a fare ben altro. Già il matematico Eratostene, tra il terzo e il secondo sec. A.C., aveva trovato un modo rigoroso e geniale per misurare la circonferenza terrestre, oggi basta invece un laser per ottenere un esperimento più immediato e dimostrarne facilmente la curvatura (qui il video dell’esperimento laser effettuato dal Discovery Channel: https://www.youtube.com/watch?v=QVa2UmgdTM4). Potremmo andare molto oltre sul tema delle dimostrazioni scientifiche menzionando che, se la terra fosse piatta, la teoria della relatività non potrebbe essere applicata, molti elementi fondamentali della scienza contemporanea o della cosmologia non avrebbero alcun senso e l’intera fisica sarebbe, anzi dovrebbe essere, completamente diversa – pensi alla trasmissione delle onde radio, i radar, il sistema GPS, il pendolo di Foucault, l’effetto Coriolis, etc. Un approfondimento su questi temi porterebbe però il discorso su un piano forse più difficile da seguire. Credo che l’esempio di Eratostene ed il video sull’esperimento laser del Discovery Channel siano sufficienti per capire che parliamo di un falso problema o, per meglio dire, di un’enorme sciocchezza fatta passare per altro da ciò che è. Ovviamente oggi viene fatta molta caciara su molti temi lapalissianamente evidenti per distrarre da argomenti seri e rilevanti per noi tutti e questo avviene, in particolare, grazie allo stato di confusione ideologica primaria motivata politicamente e imposta dalla società generalista – quella controllata, per l’appunto, da coloro che hanno un interesse a dirigere il mondo in una direzione a loro favorevole, come anche da Lei menzionato. A mio avviso, la spaventosa confusione sotto cui brancola la società contemporanea è anche il prodotto della mentalità sofistica che si è impadronita, da lungo tempo, delle categorie del pensiero, lasciando credere a chiunque di poter determinare qualunque verità attraverso discorsi ingannevoli e fantasie squinternate. Tutte queste storie, dalla terra piatta a quella cava, fino agli sproloqui di scientology, mormoni, testimoni di geova e chi più ne ha più ne metta, sono la chiara manifestazione di uno scellerato relativismo che si propone come una marea di opinioni contrastanti senza tener conto del fatto che tra un’idea ed un’opinione vi è sempre un rapporto epistemico nullo e tra queste non è possibile porre alcuna relazione se non quella artata, fantasiosa e ingannevole. L’opinione prova a travestirsi da idea, tanto quanto il lupo prova a travestirsi da agnello, mentre l’idea è essa stessa e basta. Come Le dicevo, è sufficiente seguire un ragionamento in maniera propria per arrivare a delle conclusioni che non siano forsennate.
            Oggi c’è troppa gente che si trova smarrita e confusa in un mondo tecnicamente ed ideologicamente complesso e, al tempo stesso, ama imporre la propria confusione come se questa fosse una verità di qualche genere; i fomentatori di opinioni sulla terra piatta sono soltanto uno dei casi più esagerati ed estremi di questo blaterare contemporaneo. Se c’è un modo per riconoscere costoro, i sofisti fomentatori di opinioni bislacche, è proprio dal fatto che questa gente si propone sempre come portatrice della verità senza lasciare nessuno spazio al dubbio, al dialogo o al discorso critico. Costoro proclamano di possedere “la verità” con la “V” maiuscola, come se questa fosse un bel giocattolino tra le loro mani. Chiunque creda di avere possesso ed accesso esclusivo ad una verità esclusa dal dialogo, in realtà non vi ha alcun rapporto, poiché la verità è sempre condivisibile seguendo il percorso del ragionamento e non della mera persuasione. Se cento o mille o un milione di persone possono venir persuase che la terra sia immobile e al centro dell’universo questo non prova nulla né invalida l’argomento di uno solo il quale ribadisca che così non è, detto in altre parole, le opinioni hanno sempre un valore epistemico nullo.
            Poiché da quella volta in cui incontrai quel signore che mi diede un volantino sulla società della terra piatta ho iniziato ad interessarmi del fenomeno, sono consapevole del fatto che tali elucubrazioni vengono spesso associate al testo biblico e questo è il solito vecchio trucco per ingannare o farsi obbedire da altri che non ne sappiano ancora abbastanza – questo, però, è anche  uno degli innumerevoli punti in cui si rivela chiaro il carattere difensivo – e mi lasci dire anche democratico – della conoscenza, ossia nel fornire degli argomenti da opporre a chi ci dica bellamente: “questo è così e basta”. I riferimenti a passi come quelli nel Genesi sulla separazione delle “acque che sono [da] sotto il cielo” (hammayim mitakhat hashamayim, הַמַּיִם מִתַּחַת הַשָּׁמַיִם),” o il famoso passo di Giosuè quando, durante la battaglia di Gabaon, “comanda” al sole di fermarsi, rappresentano i soliti discorsi pregalileiani con cui si manipola un testo complesso e antico per ragioni spesso discutibili. La Bibbia, termine già in sé estremamente complesso, è un insieme di libri scritti in lingue diverse ed in un periodo di quasi un millennio, dunque non è rappresentabile in maniera univoca sotto un’intepretazione culturalmente passiva ed artata che voglia dichiararla in un modo o nell’altro: come già faceva del resto osservare il Galilei ai suoi inquisitori, la Bibbia non è un trattato di Scientia naturalis. Se mi chiede, poi, anche la mia personale opinione, io non ritengo per nulla che il divino abbia “parola”, quantomeno non nel senso in cui la intendiamo noi umani. Quello che personalmente trovo “divino” all’interno del testo biblico – così come in altri testi – sono l’indirizzo ed il senso etico. La Bibbia, come dicevamo, è una raccolta di libri dalle enormi complessità compilati nell’arco di diversi secoli che non possono essere trattati come se fossero stati scritti ieri e, soprattutto, come se fossero stati vergati in italiano corrente! Persino i valori numerici menzionati nell’Antico e nel Nuovo testamento hanno incredibili valenze e complessità simboliche, per non parlare del fatto che sia le lettere ebraiche sia quelle greche possono anche essere lette numericamente e questo ha dato luogo a interpretazioni numerologiche complesse come quelle dei cabalisti ed altre. Tutto questo per dire che quelle formule linguistiche antiche, siano queste bibliche ma anche quelle di tradizioni culturali diverse, non significano interamente quello che noi vi intendiamo e, soprattutto, poiché il divino non ha lingua, da qualche parte è infatti scritto che il divino si esprime nella lingua degli uomini, questa “lingua degli uomini” contiene allora tutti gli aspetti e le contraddizioni umane, non certo divine. La stessa idea che il divino possa essere propriamente riferito dall’essere umano viene fugata in non pochi passaggi biblici fondamentali, non ultimo il rapporto che Mosè intrattiene con il divino attraverso il roveto ardente. La Bibbia, come osservava il grande teologo A. J. Heschel, non è un libro su Dio, ma un libro sull’uomo (Le suggerirei, in proposito, proprio la lettura di Chi è l’uomo di Heschel).
            Non si senta smarrito tra i “meandri del sapere” e non si scoraggi: faccia solo estrema attenzione a quei tanti “falsi maestri”, di cui sono costellate le vie del mondo, i quali “per avidità di denaro, saranno pronti a dirvi qualsiasi cosa pur di sfruttarvi.” (II Pietro, 2:3). Il riferimento di fronte ai discorsi iperbolici di questa gente dev’essere sempre quello dei libri e del ragionamento. Il messaggio teologico non è, per fortuna o purtroppo, un discorsetto semplice e riducibile a poche velleità umane, ma un complesso enigma di cui, al momento, ben poco ci è rivelato: per contrario a quanto declamano i fautori della terra piatta e di tante altre fantasie, sono proprio la grandiosa meraviglia e complessità del cosmo ad ispirare un senso del divino che manca a tutte quelle contorte semplificazioni che vogliono ritrovare, nell’universo, sempre e solo lo specchio delle nostre velleità e della nostra minuscola ed arrogante volontà di potenza umana – e questo vale anche per le tante sette religiose che vanno dai mormoni, ai testimoni di geova fino a scientology e persino le grandi religioni le quali hanno in gran parte perso, da tempo, la sfida di fronte al grande tema del divino rifugiandosi nella formalità del rito e nella catechesi confessionale.
            L’altro argomento cui Lei fa riferimento, ossia il controllo oligarchico della società, è un tema reale sul quale è però importante non creare confusioni poiché queste, alla fine, favoriscono proprio coloro che detengono i mezzi e determinano i fini a loro vantaggio e nostro discapito. L’analisi e la critica seria e reale del modello sociale contemporaneo si trova in autori profondi come, in epoca recente, Herbert Marcuse e la Scuola di Francoforte o altri più complessi e distanti nel tempo. Chiaramante le oligarchie dominanti mantengono il controllo culturale delle società, ma non lo fanno attraverso trovate risibili: il controllo avviene attraverso la scuola e l’università e, poi, grazie al mondo della produzione, del lavoro e del consumo e, infine, attraverso l’intrattenimento/distrazione di massa. Sa, c’è un vecchio principio logico, detto Rasoio di Occam (Novacula Occami), il quale dice che non bisogna andare a pensare ipotesi fantastiche e fantasiose quando si può spiegare un fatto con quello che si ha a disposizione, ossia se vediamo un’impronta per terra in un campo abbandonato non dobbiamo immediatamente pensare all’uomo delle nevi, ma dobbiamo magari partire da un cane, una capra, un porcospino, una mucca, etc. Bisogna sempre seguire il ragionamento e questo procede sempre in maniera rigorosa e non attraverso salti concettuali immaginari, iperbolici e, mi consenta di dirlo, anche assurdi. C’è un noto passaggio della Metafisica in cui Aristotele dichiara: “per un individuo esperto di geometria la maggiore stranezza al mondo sarebbe quella della commensurabilità della diagonale rispetto al lato”;[1] parafrasando questo passaggio potremmo anche dire: per un individuo esperto di geometria, o capace di ragionamenti elementari, la più assurda stranezza al mondo sarebbe proprio quella della terra piatta.
            Che i “dottori” cui Lei fa riferimento – e l’hanno purtroppo mal consigliata –appaiano in buona fede non significa che non siano a loro volta degli ingannati o degli ingannatori. Nonostante io prenda atto delle Sue parole, mi riesce onestamente difficile credere che persone le quali propagano tesi come quelle della terra piatta possano essere davvero in buona fede. In ogni caso, per me “buona fede” significa essere sempre aperti ad argomentazioni contrarie alle nostre. Come Le scrivevo: valuti i concetti secondo ragione, tralasciando le fantasticherie che vengono prodotte da ogni parte solo per confondere e distrarre. Riuscire ad indirizzare verso un percorso di senso, che è poi sempre un discorso autenticamente umano, è il vero compito della cultura e la cultura e il dialogo sono anche fonti di calore e di luce. Si ricordi, come ultima cosa, che la cultura è anche un modo di resistere alla follia e all’arbitrio ed i libri autentici sono, in questo percorso, i nostri più grandi e migliori alleati.
Cordiali saluti,
Sergio Caldarella




[1] Libro I, (A), 2-3, 983a.