Quello che segue è il riassunto, rielaborato e
condensato, di uno scambio di email in risposta ad una sincera richiesta di
chiarimenti sul non-tema della terra piatta. Poiché, a dispetto di qualunque
evidenza, questo sembra un argomento che si manifesta, oggi, sempre più
attraverso le diverse piattaforme online, ho ritenuto doveroso testimoniare,
attraverso l’offerta di un modestissimo ragionamento, in un discorso come
quello sulla “terra piatta”, ossia in un dibattito al limite del delirio, in
cui si mostra, ben più che in altri gravi discorsi ed ideologie della nostra
epoca, il pesante e radicale smarrimento culturale contemporaneo. Discorsi di
tal genere, siano questi fantasticherie sulla terra piatta o d’altro tipo, sono
resi possibili in una situazione in cui l’individuo contemporaneo è già stato,
in precedenza, intellettualmente stravolto e soggiogato e, per questo, divenuto
psicologicamente infinitamente più malleabile e suscettibile di condizionamento
ideologico da parte del primo o ultimo venuto. Poiché l’individuo contemporaneo
viene accolto e cresce ormai in una società radicalmente e drammaticamente
ideologica, ossia in un mondo in cui la rappresentazione, sia questa mediatica,
di partito, d’interesse commerciale o individuale, è in grado di sostituirsi
efficacemente alla realtà percepita e vissuta, egli è già psicologicamente
pronto ad accogliere qualunque messaggio, purché questo abbia quel formato o
quelle caratteristiche a lui note dell’ideologia, ossia di un costrutto
concettuale con il quale si può abilmente o grossolanamente sostituire la
realtà con un modello realizzato ad arte.
Rendo disponibile il riassunto rivisto di questo
scambio epistolare elettronico omettendo, per ragioni di privacy, la parte del
mio interlocutore, con la speranza che questo possa essere di utilità anche per
altri ingannati da queste tesi banali ed assurde dietro cui si vede, chiaro, un
interesse economico da parte di alcuni nel far fessi gli altri.
Lettera sulla terra piatta.
Caro
amico,
La
ringrazio molto per la Sua email e per la fiducia accordatami. Quello che
vorrei dirLe, in primo luogo, è che Lei non ha bisogno di credere a nessuno se
non nel ragionamento e, dal tono della Sua lettera, mi appare chiaro che Lei è
in grado di seguire un discorso dalle premesse logiche fino alle conseguenze.
Il
tema della terra piatta è, in realtà, un non-tema generato in larga parte dalla
strabiliante e significativa confusione culturale, sociale ed intellettuale
imperante al giorno d’oggi, ma anche dal completo fallimento delle istituzioni
che dovrebbero essere “educative” e sono, invece, impegnate a fare ben altro.
Già il matematico Eratostene, tra il terzo e il secondo sec. A.C., aveva
trovato un modo rigoroso e geniale per misurare la circonferenza terrestre,
oggi basta invece un laser per ottenere un esperimento più immediato e dimostrarne
facilmente la curvatura (qui il video dell’esperimento laser effettuato dal
Discovery Channel: https://www.youtube.com/watch?v=QVa2UmgdTM4). Potremmo andare molto oltre sul tema delle
dimostrazioni scientifiche menzionando che, se la terra fosse piatta, la teoria
della relatività non potrebbe essere applicata, molti elementi fondamentali
della scienza contemporanea o della cosmologia non avrebbero alcun senso e
l’intera fisica sarebbe, anzi dovrebbe essere, completamente diversa – pensi
alla trasmissione delle onde radio, i radar, il sistema GPS, il pendolo di
Foucault, l’effetto Coriolis, etc. Un approfondimento su questi temi porterebbe
però il discorso su un piano forse più difficile da seguire. Credo che
l’esempio di Eratostene ed il video sull’esperimento laser del Discovery
Channel siano sufficienti per capire che parliamo di un falso problema o, per
meglio dire, di un’enorme sciocchezza fatta passare per altro da ciò che è.
Ovviamente oggi viene fatta molta caciara su molti temi lapalissianamente
evidenti per distrarre da argomenti seri e rilevanti per noi tutti e questo
avviene, in particolare, grazie allo stato di confusione ideologica primaria
motivata politicamente e imposta dalla società generalista – quella
controllata, per l’appunto, da coloro che hanno un interesse a dirigere il
mondo in una direzione a loro favorevole, come anche da Lei menzionato. A mio
avviso, la spaventosa confusione sotto cui brancola la società contemporanea è
anche il prodotto della mentalità sofistica che si è impadronita, da lungo
tempo, delle categorie del pensiero, lasciando credere a chiunque di poter
determinare qualunque verità attraverso discorsi ingannevoli e fantasie
squinternate. Tutte queste storie, dalla terra piatta a quella cava, fino agli
sproloqui di scientology, mormoni, testimoni di geova e chi più ne ha più ne
metta, sono la chiara manifestazione di uno scellerato relativismo che si
propone come una marea di opinioni contrastanti senza tener conto del fatto che
tra un’idea ed un’opinione vi è sempre un rapporto epistemico nullo e tra
queste non è possibile porre alcuna relazione se non quella artata, fantasiosa
e ingannevole. L’opinione prova a travestirsi da idea, tanto quanto il lupo
prova a travestirsi da agnello, mentre l’idea è essa stessa e basta. Come Le
dicevo, è sufficiente seguire un ragionamento in maniera propria per arrivare a
delle conclusioni che non siano forsennate.
Oggi
c’è troppa gente che si trova smarrita e confusa in un mondo tecnicamente ed
ideologicamente complesso e, al tempo stesso, ama imporre la propria confusione
come se questa fosse una verità di qualche genere; i fomentatori di opinioni
sulla terra piatta sono soltanto uno dei casi più esagerati ed estremi di
questo blaterare contemporaneo. Se c’è un modo per riconoscere costoro, i
sofisti fomentatori di opinioni bislacche, è proprio dal fatto che questa gente
si propone sempre come portatrice della verità senza lasciare nessuno
spazio al dubbio, al dialogo o al discorso critico. Costoro proclamano di
possedere “la verità” con la “V” maiuscola, come se questa fosse un bel
giocattolino tra le loro mani. Chiunque creda di avere possesso ed accesso esclusivo
ad una verità esclusa dal dialogo, in realtà non vi ha alcun rapporto, poiché
la verità è sempre condivisibile seguendo il percorso del ragionamento e non
della mera persuasione. Se cento o mille o un milione di persone possono venir
persuase che la terra sia immobile e al centro dell’universo questo non prova
nulla né invalida l’argomento di uno solo il quale ribadisca che così non è,
detto in altre parole, le opinioni hanno sempre un valore epistemico nullo.
Poiché
da quella volta in cui incontrai quel signore che mi diede un volantino sulla
società della terra piatta ho iniziato ad interessarmi del fenomeno, sono
consapevole del fatto che tali elucubrazioni vengono spesso associate al testo
biblico e questo è il solito vecchio trucco per ingannare o farsi obbedire da
altri che non ne sappiano ancora abbastanza – questo, però, è anche uno degli innumerevoli punti in cui si rivela
chiaro il carattere difensivo – e mi lasci dire anche democratico – della
conoscenza, ossia nel fornire degli argomenti da opporre a chi ci dica
bellamente: “questo è così e basta”. I riferimenti a passi come quelli nel Genesi sulla separazione delle “acque
che sono [da] sotto il cielo” (hammayim
mitakhat hashamayim, הַמַּיִם מִתַּחַת הַשָּׁמַיִם),” o il famoso passo di Giosuè quando, durante la
battaglia di Gabaon, “comanda” al sole di fermarsi, rappresentano i soliti
discorsi pregalileiani con cui si manipola un testo complesso e antico per
ragioni spesso discutibili. La Bibbia,
termine già in sé estremamente complesso, è un insieme di libri scritti in
lingue diverse ed in un periodo di quasi un millennio, dunque non è
rappresentabile in maniera univoca sotto un’intepretazione culturalmente passiva
ed artata che voglia dichiararla in un modo o nell’altro: come già faceva del
resto osservare il Galilei ai suoi inquisitori, la Bibbia non è un trattato di Scientia
naturalis. Se mi chiede, poi, anche la mia personale opinione, io non
ritengo per nulla che il divino abbia “parola”, quantomeno non nel senso in cui
la intendiamo noi umani. Quello che personalmente trovo “divino” all’interno
del testo biblico – così come in altri testi – sono l’indirizzo ed il senso
etico. La Bibbia, come dicevamo, è
una raccolta di libri dalle enormi complessità compilati nell’arco di diversi
secoli che non possono essere trattati come se fossero stati scritti ieri e,
soprattutto, come se fossero stati vergati in italiano corrente! Persino i
valori numerici menzionati nell’Antico
e nel Nuovo testamento hanno
incredibili valenze e complessità simboliche, per non parlare del fatto che sia
le lettere ebraiche sia quelle greche possono anche essere lette numericamente
e questo ha dato luogo a interpretazioni numerologiche complesse come quelle
dei cabalisti ed altre. Tutto questo per dire che quelle formule linguistiche
antiche, siano queste bibliche ma anche quelle di tradizioni culturali diverse,
non significano interamente quello che noi vi intendiamo e, soprattutto, poiché
il divino non ha lingua, da qualche parte è infatti scritto che il divino si esprime
nella lingua degli uomini, questa “lingua degli uomini” contiene allora tutti
gli aspetti e le contraddizioni umane, non certo divine. La stessa idea che il
divino possa essere propriamente riferito dall’essere umano viene fugata in non
pochi passaggi biblici fondamentali, non ultimo il rapporto che Mosè
intrattiene con il divino attraverso il roveto ardente. La Bibbia, come osservava il grande teologo A. J. Heschel, non è un
libro su Dio, ma un libro sull’uomo (Le suggerirei, in proposito, proprio la lettura
di Chi è l’uomo di Heschel).
Non
si senta smarrito tra i “meandri del sapere” e non si scoraggi: faccia solo
estrema attenzione a quei tanti “falsi maestri”, di cui sono costellate le vie
del mondo, i quali “per avidità di denaro, saranno pronti a dirvi qualsiasi
cosa pur di sfruttarvi.” (II Pietro,
2:3). Il riferimento di fronte ai discorsi iperbolici di questa gente
dev’essere sempre quello dei libri e del ragionamento. Il messaggio teologico
non è, per fortuna o purtroppo, un discorsetto semplice e riducibile a poche
velleità umane, ma un complesso enigma di cui, al momento, ben poco ci è
rivelato: per contrario a quanto declamano i fautori della terra piatta e di
tante altre fantasie, sono proprio la grandiosa meraviglia e complessità del
cosmo ad ispirare un senso del divino che manca a tutte quelle contorte
semplificazioni che vogliono ritrovare, nell’universo, sempre e solo lo
specchio delle nostre velleità e della nostra minuscola ed arrogante volontà di
potenza umana – e questo vale anche per le tante sette religiose che vanno dai
mormoni, ai testimoni di geova fino a scientology e persino le grandi religioni
le quali hanno in gran parte perso, da tempo, la sfida di fronte al grande tema
del divino rifugiandosi nella formalità del rito e nella catechesi
confessionale.
L’altro
argomento cui Lei fa riferimento, ossia il controllo oligarchico della società,
è un tema reale sul quale è però importante non creare confusioni poiché
queste, alla fine, favoriscono proprio coloro che detengono i mezzi e
determinano i fini a loro vantaggio e nostro discapito. L’analisi e la critica
seria e reale del modello sociale contemporaneo si trova in autori profondi
come, in epoca recente, Herbert Marcuse e la Scuola di Francoforte o altri più
complessi e distanti nel tempo. Chiaramante le oligarchie dominanti mantengono
il controllo culturale delle società, ma non lo fanno attraverso trovate
risibili: il controllo avviene attraverso la scuola e l’università e, poi,
grazie al mondo della produzione, del lavoro e del consumo e, infine,
attraverso l’intrattenimento/distrazione di massa. Sa, c’è un vecchio principio
logico, detto Rasoio di Occam (Novacula
Occami), il quale dice che non bisogna andare a pensare ipotesi fantastiche
e fantasiose quando si può spiegare un fatto con quello che si ha a
disposizione, ossia se vediamo un’impronta per terra in un campo abbandonato
non dobbiamo immediatamente pensare all’uomo delle nevi, ma dobbiamo magari
partire da un cane, una capra, un porcospino, una mucca, etc. Bisogna sempre
seguire il ragionamento e questo procede sempre in maniera rigorosa e
non attraverso salti concettuali immaginari, iperbolici e, mi consenta di
dirlo, anche assurdi. C’è un noto passaggio della Metafisica in cui
Aristotele dichiara: “per un individuo esperto di geometria la maggiore
stranezza al mondo sarebbe quella della commensurabilità della diagonale
rispetto al lato”;[1] parafrasando questo passaggio potremmo anche dire:
per un individuo esperto di geometria, o capace di ragionamenti elementari, la più
assurda stranezza al mondo sarebbe proprio quella della terra piatta.
Che
i “dottori” cui Lei fa riferimento – e l’hanno purtroppo mal consigliata –appaiano
in buona fede non significa che non siano a loro volta degli ingannati o degli
ingannatori. Nonostante io prenda atto delle Sue parole, mi riesce onestamente difficile
credere che persone le quali propagano tesi come quelle della terra piatta
possano essere davvero in buona fede. In ogni caso, per me “buona fede”
significa essere sempre aperti ad argomentazioni contrarie alle nostre. Come Le
scrivevo: valuti i concetti secondo ragione, tralasciando le fantasticherie che
vengono prodotte da ogni parte solo per confondere e distrarre. Riuscire ad
indirizzare verso un percorso di senso, che è poi sempre un discorso
autenticamente umano, è il vero compito della cultura e la cultura e il dialogo
sono anche fonti di calore e di luce. Si ricordi, come ultima cosa, che la
cultura è anche un modo di resistere alla follia e all’arbitrio ed i libri
autentici sono, in questo percorso, i nostri più grandi e migliori alleati.
Cordiali saluti,
Sergio Caldarella