Ci sono
libri sui quali si giocano interi destini, offrendo il senso di quelle correnti
profonde, sovente nascoste, che nutrono il corpo vivo della cultura. Questi
sono libri che, almeno in teoria, dovrebbero influenzare il senso e gli
orientamenti di una cultura, rendendo visibili sentieri che, pur essendo da
sempre dietro quella curva celata dai rovi e dalle ragnatele del tempo, non
erano ancora stati esplorati, libri che, una volta pubblicati, dovrebbero mutare
gli orientamenti e le categorie della cultura esistente. Quando, nel 1922,
Oswald Spengler pubblicava una prefazione definitiva al suo ormai classico Tramonto dell’Occidente, egli riprendeva
e correggeva il testo della prefazione precedente aggiungendo: “Nell’introduzione
all’edizione del 1918 (...) dicevo di esser convinto che nel libro era
contenuta la formulazione di un pensiero irrefutabile, tale da non dover essere
più discusso una volta che fosse stato esposto. Avrei piuttosto dovuto dire:
una volta che fosse stato capito”. E se, all’epoca di Spengler, o quantomeno
all’epoca della prefazione, il pensiero andava soltanto capito, oggi la
comprensione di un testo deve battersi in primo luogo contro un marasma di
opinioni e paralogismi ad hoc che
ormai diseducano le menti degli uomini indirizzandoli verso la sola
manipolazione tecnica di cose e fogli
di calcolo. Questa è una tra le ragioni per le quali risulta difficile, se non
impossibile, l’imporsi di quei pensieri tanto necessari sia alla nostra epoca
sia alla sopravvivenza della specie.
Nel 1996, la
casa editrice Laterza ha pubblicato la prima edizione de Il pensiero meridiano di Franco Cassano, un libro che, nei
vent’anni trascorsi, avrebbe dovuto influenzare radicalmente un pensiero
culturale se ve ne fosse ancora uno in grado di emergere dal rumore e dalla
confusione creata dallo pseudopensiero veicolato, oggi, dalla cultura
ufficiale, da ogni mezzo di comunicazione generalista e dai loro gestori e
piccoli esecutori. Difficilmente nel panorama italiano, così avvoltolato sulle
proprie speculazioni localistiche, è dato trovare un testo di tale densità
teorica come quello presentato da Franco Cassano. Già dal titolo, il volume di
Cassano si presenta come un testo il cui valore di riferimento appare
geografico-topologico eppure, interpretandone le strutture, si scopre in questo
scritto non soltanto una lettura originale e multidisciplinare – una completa
anomalia nell’accademia contemporanea – della modernità e dei suoi conflitti,
ma anche una nuova chiave di lettura filosofica delle categorie di questo nostro
mondo ambiguo e strano. Si sente, soprattutto negli ultimi capitoli, la traccia
o il tentativo di un’analisi sociologica ma, sin dai primi paragrafi, si coglie
la profondità di una filosofia attenta, capace di trarre intuizioni di
significato da ogni spazio del mondo, dal mare alla foresta. Franco Cassano, in
questo libro, riprende alcuni tra i temi principali della riflessione
filosofica contemporanea intrecciandoli, abilmente, fino a mostrare falle
insospettate in quella riflessione che aveva accolto ed ammesso la predominanza
di pensieri che presuppongono il riflesso di altre geografie le quali, partendo
da larghe pianure e foreste leggono una stabilità nel mondo che il mare,
panorama del pensiero meridiano, invece non concede. Hermann Broch scriveva tempo
addietro: “Coloro che vivono in riva al mare difficilmente possono formare un
unico pensiero di cui il mare non sarebbe parte”. L’intera cultura Greca, una
delle due grandi culture di fondazione dell’Occidente, è un grande pensiero con
al centro il mare come elemento fisico e come dimensione dello spirito: Θάλαττα!
θάλαττα!.
Il pensiero
che avviene con lo sguardo diretto alla mutabilità del mare che, nel passaggio verso
l’orizzonte, coincide con una fuga che l’occhio sente verso una delle infinità del tramonto, non può correlarsi al
pensiero di colui che s’inerpica in una selva o che riposa sotto un cielo
pallido e piatto, né coloro che vivono tra queste piatte lande potranno mai
tradurre adeguatamente la complessità dei significati di un pensare vivo e
intenso sorto tra le rive di mari verdazzurri come l’Egeo o il Mediterraneo. Non
che i pensieri non siano traducibili, ma ad orizzonti diversi corrispondono ermeneutiche
diverse. Nelle analisi su Heidegger e Carl Schmitt, partendo proprio dalla
topologia del suolo germanico e la contrapposizione con l’illuminante centralità
del mare, Franco Cassano scrive: “il mare opera uno sfondamento che apre la
mente all’idea di partenza, all’esperienza di un’infedeltà che rende incerta ma
anche più grande e complessa la fedeltà, che inventa la nostalgia, quel dolore
e quel desiderio della patria che la fanno diventare interiore, compagna di
viaggio di ogni viaggiatore” (p.16). Il mare contiene una dimensione che
trasforma ed amplia il sentire, un’esperienza interiore e trasformativa non
riassumibile nella sola esperienza esteriore. Tu vedi l’acqua e dici: “il mare”,
ma il mare non è l’acqua che vedi e l’acqua che vedi non è ancora il mare.
In questo
libro Franco Cassano presenta un pensiero che si caratterizza come “meridiano”
che è, poi, quell’antico pensare che aveva dato luce alla filosofia dei Greci la
quale è, pur sempre, una filosofia del mare, sorta tra l’Egeo, l’Adriatico, lo
Ionio e il Mediterraneo e le narrazioni, poetiche o filosofiche, che questi
hanno ispirato e generato. Sui mari del pensiero che determinano un pensiero
del mare, sorgeranno archetipi letterari che incarnano intere filosofie da
Abramo ad Ulisse, fino ai personaggi di Joseph Conrad o il tremendo capitano
Achab traendo, a piene mani, da quel tipo dell’uomo mediterraneo, il primo uomo
del mare, capace di essere, seguendo l’analisi di quello straordinario
personaggio che era il marsigliese Gabriel Audisio, “cavaliere del mare” e “re
contadino”, uomo tra terra e mare.
Franco Cassano,
in virtù di un pensiero che possa dirsi “meridiano”, rivendica il senso
dell’ambivalenza, la contrapposizione del continuo movimento-divenire del mare
all’ombrosa stabilità delle foreste del Nord e dei monti dell’Est da cui
nascono ben altri miti e ben altre filosofie. Cassano mostra, in questo testo,
come il pensiero sia anche localizzabile
tra le sue geografie, così “orientarsi nel pensiero” (Kant) significa anche
trovare quella direzione che determinerà lo sguardo verso una direzione, estraendo
dal mondo una filosofia che è anche un riverbero di quell’osservato e, per
questo, abbiamo il mare come presenza fondamentale del “pensiero meridiano” per
i Greci, ma anche come metafora e riverbero della vita umana, sempre in bilico
tra essere e non-essere, tra la stabilità della terra e la natura infinitamente
mutevole del mare di quell’uomo che sa di trovarsi sempre in un complesso equilibrio esistenziale tra terra e mare.
(Sergio
Caldarella, Pensare il mare.
Recensione al libro Il Pensiero Meridiano di Franco Cassano).