Certe notizie finanziarie sembra debbano sempre esser fresche di giornata, un po' come le uova, mentre altre vanno digerite con calma e lentezza. Le prime rappresentano un'istantanea, come le Polaroid di un tempo, di una determinata situazione: ci dicono quello che succede, ma non ci dicono perché sta succedendo, mentre altre, le analisi a lungo termine, servono a farci capire su quale strada ci troviamo e se è magari possibile trovare una direzione alternativa o qualche scorciatoia che renda meno impervio il viaggio.
Negli ultimi giorni George Soros ha parlato della possibilità di una seconda fase dell'attuale crisi e, in un discorso alla Humboldt-Universität di Berlino il 29 giugno 2010, ha duramente attaccato la politica monetaria tedesca in relazione all'euro. Sì, proprio così, Soros non ha speso un alito di fiato per parlare della Grecia o di altri Paesi dell'Unione un po' birichini, ma ha ben pensato di tuonare contro la Merkel e la sua politica. Soros ha dichiarato che la Germania pare non sappia proprio cosa sta facendo e che, sul tema delle politiche monetarie, dovrebbe invece agire come gli Stati Uniti, incoraggiando la spesa. Soros non ignora certo come l'Europa e gli Stati Uniti abbiano economie e tassi di crescita e di spesa molto diversi e la sua profonda esperienza nell'ambito delle politiche monetarie conferisce, alle sue affermazioni, un peso ancora maggiore. Per chi non lo ricordasse, agli inizi degli anni '90 lo scontro tra George Soros e la Banca d'Inghilterra costò a quest'ultima – ed ai contribuenti britannici – l'enorme cifra di 24 miliardi di dollari volatilizzati dalle sue riserve nel tentativo di evitare un incremento dei tassi d'interesse e mantenere un tasso fisso verso l'European Monetary System (ERM). Il risultato fu una perdita, da parte della sterlina, di quasi il 25% e una conseguente svalutazione dal suo tasso fisso. Attualmente il Soros Fund Management LLC gestisce un imponente fondo di circa 25 miliardi di dollari.
Le ragioni per le quali George Soros dall'aula magna della Humboldt-Universität attacca la politica di contenimento della spesa fortemente voluta dalla Germania, arrivando a dichiarare che questa potrebbe "portare al crollo" dell'euro, possono essere molte ed a prima vista difficili da comprendere.
Tanti sono gli eventi che si prefigurano sull'orizzonte politico economico: nel settore valutario si va dalla rivalutazione dello Yuan fino all'ingresso del dollaro canadese nei portafogli valutari di grandi banche centrali. Elemento importante, tornando alla zona dell'euro, sono anche le scadenze di molti prestiti interbancari da parte della BCE e la maturazione di miliardi di euro in Titoli di Stato nel 2011.
A proposito della politica monetaria sull'euro quello che si tende a dimenticare è che la Banca Centrale Europea è nata da una costola della potentissima Bundesbank – e non parliamo solo del fatto che la BCE si trovi a Francoforte sul Meno, ma anche del fatto che larga parte dei suoi dirigenti provengano proprio dalla Bundesbank e ne hanno chiaramente mantenuto criteri e modalità. Se, a suo tempo, il marco tedesco era la valuta più forte d'Europa non lo si doveva soltanto alla forza economica della Germania, ma anche ai metodi ed alle politiche della sua banca centrale, una coerenza fruttuosa che la Germania cerca di mantenere anche nel difficile passaggio all'euro – nonostante gli evidenti sabotaggi da parte di certi Paesi membri dell'Unione. Di fronte alle sfide e trasformazioni del mercato la Germania tende, come in passato faceva con il marco, a mantenersi salda e contenere la spesa, chissà perché proprio a Soros questo sembra non andar giù.
© Sergio Caldarella, 2010.
Negli ultimi giorni George Soros ha parlato della possibilità di una seconda fase dell'attuale crisi e, in un discorso alla Humboldt-Universität di Berlino il 29 giugno 2010, ha duramente attaccato la politica monetaria tedesca in relazione all'euro. Sì, proprio così, Soros non ha speso un alito di fiato per parlare della Grecia o di altri Paesi dell'Unione un po' birichini, ma ha ben pensato di tuonare contro la Merkel e la sua politica. Soros ha dichiarato che la Germania pare non sappia proprio cosa sta facendo e che, sul tema delle politiche monetarie, dovrebbe invece agire come gli Stati Uniti, incoraggiando la spesa. Soros non ignora certo come l'Europa e gli Stati Uniti abbiano economie e tassi di crescita e di spesa molto diversi e la sua profonda esperienza nell'ambito delle politiche monetarie conferisce, alle sue affermazioni, un peso ancora maggiore. Per chi non lo ricordasse, agli inizi degli anni '90 lo scontro tra George Soros e la Banca d'Inghilterra costò a quest'ultima – ed ai contribuenti britannici – l'enorme cifra di 24 miliardi di dollari volatilizzati dalle sue riserve nel tentativo di evitare un incremento dei tassi d'interesse e mantenere un tasso fisso verso l'European Monetary System (ERM). Il risultato fu una perdita, da parte della sterlina, di quasi il 25% e una conseguente svalutazione dal suo tasso fisso. Attualmente il Soros Fund Management LLC gestisce un imponente fondo di circa 25 miliardi di dollari.
Le ragioni per le quali George Soros dall'aula magna della Humboldt-Universität attacca la politica di contenimento della spesa fortemente voluta dalla Germania, arrivando a dichiarare che questa potrebbe "portare al crollo" dell'euro, possono essere molte ed a prima vista difficili da comprendere.
Tanti sono gli eventi che si prefigurano sull'orizzonte politico economico: nel settore valutario si va dalla rivalutazione dello Yuan fino all'ingresso del dollaro canadese nei portafogli valutari di grandi banche centrali. Elemento importante, tornando alla zona dell'euro, sono anche le scadenze di molti prestiti interbancari da parte della BCE e la maturazione di miliardi di euro in Titoli di Stato nel 2011.
A proposito della politica monetaria sull'euro quello che si tende a dimenticare è che la Banca Centrale Europea è nata da una costola della potentissima Bundesbank – e non parliamo solo del fatto che la BCE si trovi a Francoforte sul Meno, ma anche del fatto che larga parte dei suoi dirigenti provengano proprio dalla Bundesbank e ne hanno chiaramente mantenuto criteri e modalità. Se, a suo tempo, il marco tedesco era la valuta più forte d'Europa non lo si doveva soltanto alla forza economica della Germania, ma anche ai metodi ed alle politiche della sua banca centrale, una coerenza fruttuosa che la Germania cerca di mantenere anche nel difficile passaggio all'euro – nonostante gli evidenti sabotaggi da parte di certi Paesi membri dell'Unione. Di fronte alle sfide e trasformazioni del mercato la Germania tende, come in passato faceva con il marco, a mantenersi salda e contenere la spesa, chissà perché proprio a Soros questo sembra non andar giù.
© Sergio Caldarella, 2010.