“Menti raffinatissime...”
Un minuscolo invito alla ragione nell’epoca della
sragione.
Die Katastrophe fängt
damit an, dass man aus dem Bett steigt.
Thomas
Bernhard
di
Sergio Caldarella
Dal
festino della ragione (feast of reason) al banchetto dello sragionamento.
Il
giudice Giovanni Falcone, dopo il fallito attentato con una bomba piazzata
nella scogliera antistante alla sua villa all’Addaura, ebbe a dichiarare che,
dietro quell’azione criminale, si celavano delle “menti raffinatissime”. È quantomeno
scurrile, anche se diffuso, provare ad identificare tali menti nelle figure
note di Bernardo Provenzano o Totò Riina, a meno di non voler credere nelle
fantasie ben congegnate a mezzo stampa secondo cui gli esecutori siano anche i
mandanti. Nessuno nega di certo a questi brutali capi mafiosi un’intelligenza
pratica ed esecutiva capace di mettere bombe, assassinare gente per strada o
uccidere a tradimento, ma questo è proprio il limite dove questa loro presunta
intelligenza finisce. Le “menti raffinatissime” sono altra cosa, sono mandanti
remoti, celati in grandi palazzi, con pareti adorne di titoli e circondati da
bella gente, non sono la manovalanza che esegue tacendo e questo Giovanni
Falcone lo aveva capito troppo bene.
In
questo particolare periodo storico che l’intera popolazione mondiale sta
subendo, la dichiarazione di Giovanni Falcone sulle “menti raffinatissime”
rivela un’attualità inusitata. Pensiamo, ad esempio, ad una cosa apparentemente
semplice come l’obbligo d’indossare queste mascherine chirurgiche. A chi
potrebbe mai venire in mente una fantasia di tal genere quando persino uno
studente di primo anno di medicina sa bene che, innanzitutto, queste maschere
dovrebbero essere monouso poiché, se usate di continuo e senza i dovuti accorgimenti,
diventano trappole per batteri e, dunque, dannose per la salute di chi le
indossa. Già partendo da questa semplicissima considerazione si dovrebbe
intuire come coloro i quali spingono questa presunta profilassi non sembrano
possedere una solida o chiara formazione sanitaria, altrimenti perché
favorirebbero l’uso di qualcosa che, da un punto di vista medico elementare, è
potenzialmente dannoso per la salute di coloro che ne sono costretti? Tra
l’altro, alla gente queste cose non sono state spiegate, non gli è stato
neppure indicato come indossare queste mascherine al punto in cui non si è
sicuri se sia il lato azzurro o quello bianco da mettere verso l’esterno. Le
televisioni, le quali sembra abbiano così tanto tempo ed impegno da dedicare
alle animazioni sul contagio e per dare i numeri, non trovano neppure a
malapena qualche minuto per mostrare il corretto utilizzo di queste bende per
il viso.
Anche
altri concetti non soltanto elementari ma naturali, come il fatto
lapalissianamente evidente secondo cui il corpo, per mantenere un equilibrio
salubre, espelle anidride carbonica ed inspira ossigeno, sembra siano stati
dimenticati o rimossi dalle nozioni comuni. Eppure basterebbe aprire un testo
di medicina qualunque alla voce “respirazione” o “biologia dei polmoni e delle
vie aeree” per trovarvi riportato: “La funzione primaria dell’apparato
respiratorio è quella di assorbire l’ossigeno ed eliminare l’anidride
carbonica. L’ossigeno inalato entra nei polmoni e raggiunge gli alveoli (…)
l’anidride carbonica passa dal sangue agli alveoli e viene quindi espirata.”
Nulla di trascendentale… Tale normale processo di respirazione, a causa
dell’obbligo d’indossare una mascherina per lunghi periodi, viene però reso
difficoltoso e si trasforma nell’espirazione di anidride carbonica e nella
successiva inspirazione di una parte della stessa! Anche questa una conseguenza
particolarmente insalubre che dovrebbe quantomeno saltare all’occhio di alcuni,
in particolare dei consulenti sanitari che hanno approvato queste norme.
La
bête noire de la modernité.
A
questo punto, pare proprio che basti mettere insieme un paio di concetti
scontati per iniziare ad intuire che, dietro questa vicenda delle mascherine,
potrebbe anche esserci dell’altro, nonostante questo “altro” potrebbe essere,
come credono alcuni, soltanto la solita vecchia incompetenza di cui la politica
abbonda ed eccede. Cosicché si potrebbe anche, per spirito d’ipotesi, chiedere:
e se l’incompetenza non è poi tutto? E se c’è dell’altro? Oppure non si possono
più formulare ipotesi? E se non bastasse invocare l’incompetenza politica e
l’assenza di conoscenze sanitarie elementari per giustificare tutto questo? È
un’ipotesi, proviamo a vedere come procede.
Seguendo
proprio l’ipotesi secondo cui potrebbe anche non trattarsi di mera incompetenza
sullo sfondo di queste imposizioni potrebbe anche emergere l’ombra di “menti
raffinatissime.” Chiediamoci: cosa succede nel momento in cui si obbliga
un’intera popolazione ad indossare, volente o nolente, una mascherina sul viso
anche per passeggiare all’aria aperta? Se, fino al momento dell’introduzione di
questa norma, la maggioranza della popolazione aveva avuto “esperienza” di
questo virus solo dai reportage tragici e sentimentali in televisione, con il
vario sciacallaggio delle immagini di poveri anziani in fin di vita o del
dolore dei loro parenti volgarmente strumentalizzati e gettati in pasto al
pubblico o ne aveva magari letto sulla stampa, dal momento in cui tutti sono
stati costretti ad indossare questi bavagli sul viso, il virus è diventato,
d’un tratto, onnipresente! Et voilà!
Il
covid-1984, grazie al piccolo accorgimento di una benda sul viso capace però di
fermare un virus talmente pericoloso (la contraddizione intrinseca pare non sia
evidente), è finalmente diventato apertamente visibile intorno a noi ed in ogni
dove perché ognuno dei liberi cittadini del mondo nuovo è costretto a
portare in faccia un richiamo visibile all’agente patogeno. Il virus fa così la
sua prepotente comparsa nella vita di tutti e non soltanto sul piccolo schermo
o sulla carta stampata – dato il bassissimo tasso di mortalità – com’era fino
al momento dell’introduzione obbligatoria delle mascherine. Tramite un
semplicissimo accorgimento, quasi un colpo di bacchetta magica, si è dato d’un
tratto corpo all’emergenza! La pandemia è diventata una presenza reale che si
vede al supermercato, passeggiando in strada, sui mezzi pubblici, negli uffici
ed a volte persino sul viso di poveri disperati che guidano in auto da soli
indossando mascherina e guanti di lattice. E questo non è il solo effetto
strabiliante di una tale semplicissima manovra amministrativa, perché
altrimenti si tratterebbe sì di grandi intelligenze, ma non ancora
raffinatissime.
La
maschera talismano.
L’obbligo
d’indossare questo pezzo di stoffa sul viso trasforma, al tempo stesso, i
nostri illuminatissimi governanti in grandi benefattori dell’umanità i quali,
nella loro strabiliante lungimiranza, hanno offerto al povero cittadino inerme
un talismano che, al pari dei santini portati nel portafogli, la fotografia
incorniciata della figlia con l’abitino da prima comunione attaccata sul
cruscotto dell’auto con la scritta “non correre papà” (questi sì autentici
pezzi di kitsch popolare che, purtroppo, non si vedono più), i cornetti
rossi, gli amuleti e tutta questa roba varia, lo protegge dal virus-Babau! In
un colpo solo, con una mossa geniale dal punto di vista della comunicazione di
massa, si è così riusciti a far entrare la pandemia nella vita di tutti, offrendo
un talismano contro il corona-babau cattivo che rende la pandemia visibilmente
vera per tutti! Questo significa davvero avere menti raffinatissime!
Meinungsfreiheit = Entscheidungsfreiheit
Immaginate
cosa sarebbe invece successo se dopo due, tre, quattro, cinque mesi di misure
autoritarie, arresti domiciliari, fallimenti, disoccupazione, suicidi, divorzi,
distruzione del micro-tessuto socio-economico, sospensione delle libertà
individuali, la gente avesse continuato ad ascoltare le rocambolesche vicende
del virus-Babau solo dalla televisione o dai giornali. Per uno, due o tre mesi,
la popolazione avrebbe potuto ancora star dietro alle storie mirabolanti, ad
Astolfo che vola sulla luna o Münchhausen che cavalca una palla di cannone, ma
dopo quattro, cinque o sei mesi, anche i più semplici avrebbero iniziato a
porsi qualche domanda e qualche dubbio sarebbe venuto anche ai più spaventati.
Adesso, invece, grazie ad una trovata abbastanza semplice ed a basso costo
(poiché il Governo ha imposto l’obbligo, ma non ha fornito le mascherine), c’è
la benda sul volto che è, al tempo stesso, un memento ed un talismano! Chapeau!
Dopo una tale geniale trovata, prescindendo dal danno che questa provoca, chi
potrebbe mai mettere in dubbio un fatto che sta ormai sulla faccia di tutti? Se
il virus non si vede, la mascherina però la si vede, perbacco! D’un tratto,
abbiamo persino dimenticato chi ci obbliga a portare questa pezza sul volto
perché abbiamo iniziato a credergli ancor più di prima! Anzi, l’effetto
combinato di disinformazione a mezzo stampa e la norma amministrativa portano
gli spaventati a ringraziare, commossi, questa politica illuminata contro i
loro interessi! Quale raffinatezza!
Dolente
oltre modo seco medesimo la sua sciocchezza piagnea…
Il
gambetto va ben oltre: pensate che, fino a pochi mesi fa, ogni cittadino libero
e maggiorenne era ancora considerato responsabile della propria salute e del
proprio corpo e, se voleva, poteva anche lanciarsi con il paracadute o scalare
qualche ripida montagna con i chiari rischi connessi alle sue libere scelte.
Ancora fino a pochi anni fa le femministe gridavano giustamente: “my body,
my choice! (il mio corpo, la mia scelta)” e adesso? Chi scrive, ad esempio,
non sapeva che mangiare dolcetti fosse un atto d’irresponsabilità e mancanza di
rispetto verso la salute dei diabetici: ritenevo, con mio gravissimissimo
errore, che se uno era diabetico aveva egli stesso la responsabilità di non
mangiare pasticcini e gelati e non era una mia responsabilità quella di
evitargli di mettersi in pericolo attraverso le sue scelte. Oggi abbiamo invece
scoperto di essere colpevolizzabili – sempre attraverso la via talismanica
della ben nota mascherina – della vita o morte di coloro a rischio di decesso a
causa del Covid, ossia di persone con gravi condizioni sanitarie pregresse,
spesso multiple, ed un’età superiore alla mortalità media, le quali sembra però
facciano apparentemente di tutto per mischiarsi alla popolazione non a rischio
dovendo, così, venir “protette” attraverso questo pezzo di stoffa che tutti,
indistintamente, sono costretti a portare sul viso.
A
quanto pare, la responsabilità di coloro a rischio e che, malgrado questo,
sembra continuino a confondersi con la popolazione attiva, andare sui mezzi
pubblici, al cinema, a mettersi su spiagge affollate, etc. è adesso nelle mani
di coloro i quali hanno un bassissimo coefficiente di rischio. Nel momento in
cui questo presunto “principio di responsabilità” verrà esteso anche ai
diabetici, addio dolciumi.
È
ovvio che si parla qui per amore di paradosso e nessuno vuol certo vedere
persone appartenenti alle categorie a rischio contrarre un virus che può avere,
per un numero molto basso di casi, delle conseguenze letali tanto quanto le può
avere, per le stesse categorie, la comune influenza – ad oggi la Svezia o la
Svizzera hanno adottato le misure più adeguate e ragionevoli in merito. Secondo
il messaggio ufficiale, propagato parallelamente dalla politica e dai media (ma
non erano indipendenti?), chi non mette la maschera è untore e dev’essere
multato e, se protesta, persino incarcerato con l’applauso di tutti! Il dubbio,
però, che qualcuno possa averci pensato sopra su questa vicenda e, per questo,
si rifiuta di respirare CO2 e batteri non emerge, perché pensarci sopra, in una
democrazia magnificentissima, non pare esser richiesto al cittadino. Quel che
importa è obbedire, senza pensare, ai messaggi che provengono simultaneamente
da sopra (il potere politico ed i suoi diciamo “suggeritori”) e di lato (i
media).
Historia
magistra vitae?
L’imposizione di una benda sul viso
quale presunto segno di responsabilità morale nei confronti di quelli che
dovrebbero avere la libertà costituzionale di esercitare la loro volontà è
stata fatta diventare, in quasi tutti i Paesi, la narrazione dominante
attraverso i soliti mezzi di disinformazione di massa con una facilità
strabiliante per quella che ama proclamarsi come “l’epoca della conoscenza”. Se
queste forme di convincimento – o di raggiro – sono così facilmente ottenibili,
allora qualunque altra persuasione è anche agevolmente attuabile. La storia,
vecchia magistra, è proprio lì a
ricordarlo: se nello scorso secolo, attraverso forme di propaganda surreali,
decisamente folli o interamente criminali – come la credenza che vi siano delle
razze nel contesto della razza umana e che alcune tra queste siano superiori ad
altre – si è riusciti ad aizzare popoli interi gli uni contro gli altri
precipitandoli in spaventose guerre mondiali, come si fa allora a respingere
tali eventi di manipolazione di massa nel dimenticatoio invece di averli
costantemente presenti? Come si può rigettare con tanta irresponsabilità una
storia da noi non lontana come se questa appartenesse ad un’altra specie o ad
epoche remote ed irripetibili?
A questo punto sarebbe magari utile
considerare, con un po’ più di attenzione non mediatica, il buon cuore e la
spassionata attenzione che i nostri politicanti e governanti hanno scoperto per
la nostra salute. Sarebbe troppo lungo occuparsi dell’enorme quantità di casi
in cui la salute del cittadino conta meno della suola di una scarpa bucata e
citiamo qui: l’inquinamento industriale (8.31 milioni di morti l’anno nel
2017), tabagismo (7.1 milioni di morti p.a. nel 2017), fumo passivo (1.22
milioni), incidenti automobilistici (1.35 milioni) e questi sono solo alcuni numeri
dove la politica potrebbe intervenire attivamente e ridurre drasticamente una
somma di decessi che, solo per i casi citati, arriva ad un totale astronomico
di 17.98 milioni di morti l’anno!!! Al momento (luglio 2020) il covid-1984 ha
provocato – secondo i dati ufficiali che sono ampiamente contestabili – 578.000
decessi nel mondo. Anche se questo numero dovesse raddoppiare o persino
triplicare avremmo 1.734.000 decessi, ossia una cifra che non raggiunge neppure
il 10% (9.644048%) di una mortalità dovuta ad altre cause meglio documentate
che potrebbero essere evitate da un deciso intervento politico contro
l’inquinamento, il tabagismo, il traffico stradale eccessivo, etc. Insomma,
quando si guarda ai fatti ed ai numeri, questi politici non sembrano poi così
interessati alla nostra salute come appare invece dalla narrativa da
panicodemia covid-1984 come propagandata dalla disinformazione di massa.
A questo punto, anche volendo
accettare la narrazione secondo cui le mascherine hanno davvero questo
superpotere di bloccare la trasmissione del virus, l’altro problema serio, sia
da un punto di vista giuridico, sia da uno squisitamente sociale e politico, è
l’aver sottratto al cittadino l’autonomia sul corpo e sulla salute. In questo
momento si moltiplicano i TSO e vengono pure applauditi! Quale disastro e, al
tempo stesso, quale raffinatezza! Pensate poi a quando, sulla base dello stesso
non-principio, verranno imposte ulteriori restrizioni alle libertà individuali
o all’inviolabilità della persona! Si sta preparando il terreno per
l’acclamazione, a furor di popolo, di norme e criteri che vanno apertamente
contro le libertà fondamentali della persona, conquistate attraverso lunghe
lotte materiali e concettuali nel corso della storia, ed il cittadino di questo
mondo nuovo, con tutta la paccottiglia ideologica che gli è stata tirata
addosso, è talmente pronto per la tirannide che sembra provenga da una realtà
in cui il concetto di democrazia è stato soppresso da tempo.
Mundige
Burger vs. selbschuldige Unmündigkeit
In momenti come quello
attuale si mostra, con impressionante evidenza, quel rapporto simbiotico tra
sentimento popolare e potere, ma anche la strabiliante capacità dell’apparato
mediatico-politico di generare allucinazioni collettive. La normalizzazione
culturale operata attraverso la scuola e la comunicazione di massa è giunta al
punto in cui basta mostrarsi dubitativi o scettici nei confronti di tali
apparati per ottenere, immediatamente, uno spegnimento cognitivo da parte del
cittadino medio, una sorta di riflesso pavloviano indotto nelle maggioranze
grazie a sottili tecniche di manipolazione generaliste. Se c’è un risultato
strabiliante che questi apparati sono riusciti a conseguire è l’annientamento
dei fatti e dell’evidenza logica – un tema già lamentato da Theodor Adorno – a
favore delle narrative che questi sono in grado d’imporre. Quando, attraverso
una lunga e complessa serie di strutture manipolative e di tecniche
psicologiche, si è riusciti a far tramontare la forza dell’evidenza – quelle
verità per se stesse evidenti (We hold these truths to be self-evident)
che Thomas Jefferson utilizzava come elementi fondativi dei principi
dell’indipendenza americana – a questo punto un potere costituito può
raggiungere livelli di arbitrarietà illimitati: “The stupidity of men always
invites the insolence of power. La stupidità degli esseri umani invita
sempre l’insolenza del potere” ammoniva Ralph Waldo Emerson nel XIX secolo.
Se il cittadino può
esser gettato nell’infantilismo con una facilità così estrema e preoccupante ed
una rapidità così impressionante è a causa di un’impostazione o direzione
imposta alla socialità grazie al controllo dell’apparato scolastico e di quello
di disinformazione da parte della politica e dei plutocrati: “chi detiene tutti
i mezzi determina tutti i fini”, scriverà Friedrich von Hayek. Questa non è
soltanto una situazione gravosa per l’individuo ma denuncia anche la lenta
dissoluzione della socialità sotto gli artigli del tiranno-lupo.
Uno Stato le cui
restrizioni aumentano sempre più facendosi dettagliate e capillari è già un
apparato repressivo il cui cappio si stringe, norma dopo norma, sul collo del
cittadino trasformato lentamente in suddito. Quello che bisognerebbe chiedersi
è se ci troviamo di fronte alla trasformazione dello Stato detto “democratico”
in qualcosa d’altro. Platone utilizzava, per i governanti o “custodi dello
Stato”, la metafora dei “cani di buona razza” (Politeia, 374b-376c), ma
la metafora del cane contiene, in sé, anche quella del lupo ed il tiranno è
proprio colui il quale, da buon cane di razza, si trasforma in lupo spietato
(571c-d). Similmente, lo Stato democratico contiene, in potenza, anche lo Stato
totalitario, com’era già ben chiaro ad Hegel nell’Ottocento – qui bisogna forse
osservare che l’Italia del 1922 o la Germania del 1933 erano degli Stati
democratici ed è sulla base delle democrazie, proprio come aveva teorizzato
Platone, che sono emerse le dittature nazi-fasciste. Quella che ci proviene qui
dalla storia recente non è una lezione da poco né un insegnamento facilmente
rigettabile. Se c’è un particolare assioma della modernità che incombe sul cittadino,
è quello dell’assenza di alternative (“there is no alternative”), ossia il
mantra del Neoliberismo che, guarda caso, è anche un motto facilmente
applicabile alla tirannide. In questo caso si tratta, però, di una tirannide
bonaria, sorridente, che si prende cura di te, che ti salva dal virus-cattivone
imponendo arresti domiciliari e violazioni a diritto fondamentali come la
libertà di parola e l’inviolabilità del corpo, una politica talmente dedicata
all’interesse dei cittadini che, però, chiude al tempo stesso gli ospedali,
ignora i poveri e molto altro. Una tirannide, quando aspira ad un’immagine
altra da sé, non può essere esente da contraddizioni. Questo è proprio uno
degli elementi discriminanti tra una tirannide di tipo duro (fascismo, nazismo,
stalinismo, Pinochet, etc.) ed una di tipo morbido: la tirannide dura non ha
particolari contraddizioni con se stessa, mentre quella di tipo morbido è
eternamente costretta dentro la contraddizione, dunque entro una lunga serie di
non sequitur logici che emergono, costantemente, nel rapporto tra
società e potere.
Alienazione
come cifra del mondo.
La misura della
dissoluzione della socialità è anche visibile nell’alienazione che questa
induce nell’individuo – Kierkegaard si era accorto di questo già
nell’Ottocento. L’alienazione è la cifra dell’homo novus. Questo modello
di socialità alienante che la modernità conosce in massimo grado giunge a
trasformare qualunque interazione umana in alienazione, anche in quegli aspetti
dell’esistenza in cui questa non dovrebbe aver posto – nella modernità anche il
sentimento diventa alienazione poiché trasformato nella ricerca di cose che gli
sono estranee, un sentimento che proviene da un calcolo di profitti e perdite e
non dalla relazione da cuore a cuore. L’alienazione, dunque, s’introduce in
qualunque interstizio, domina ovunque, ha potere su tutto perché, in realtà, il
cittadino non ha più alcun potere né sul mondo, né sulla propria vita. L’intera
configurazione della socialità è orientata verso le determinazioni del potere e
dell’apparato che questo produce. Peter Hitchens dirà: “We have a society of
power, not reason, Abbiamo una società del potere, non della ragione”. In
un simile contesto, l’individuo può anche essere lasciato nella condizione di
viaggiare, di parlare, di interagire con altri, perché sarà libero tanto quanto
un piccione ammaestrato o un cavallo domato. La libertà che gli è stata
costruita attorno ha il sapore della gabbia e sarà egli stesso il proprio primo
censore, il sorvegliante di sé e di quelli che incrocia sul proprio cammino.
Quest’individuo diventato mero soggetto sociale è il prodotto, intenzionale o
meno, di una socialità avversa che gli si pone di fronte, fin dai suoi primi
passi nel mondo, con il chiaro intento di modellarne il cammino, una società
che non lo vuole quale partecipante autenticamente attivo, ma come ingranaggio
finalizzato al perseguimento dei fini di pochi. Questo non soltanto è alla
radice dell’alienazione, ma anche di quell’horror vacui esistenziale che
vede tanto nell’individuo, quanto nel mondo, un desolante nulla, un universo
svuotato di qualunque trascendenza e privo di una qualsivoglia teleologia
immateriale. L’individuo a cui viene insegnato di essere ingranaggio sente di
esser venuto al mondo per obbedire, procreare, ingollarsi e morire ed è su
questa visione del mondo che è stata disegnata una cosmologia del nulla e del
vuoto.
Il primo passo verso
la direzione del nulla consiste proprio nella dimenticanza del pensiero:
l’individuo che getta la propria esistenza nell’edite, bibite, copuli, post
mortem nulla voluptas, rigetta la vita vera a favore di un vuoto che viene
utilizzato, politicamente, per irretirlo e dominarlo. Pensare è, invece, resistere.
(Sergio Caldarella, “Menti raffinatissime...” Un
minuscolo invito alla ragione nell’epoca della sragione, Il Pungolo, 18
luglio 2020)