Il
professor Guido Ceronetti è un pensatore che non si smetterebbe mai di leggere né
di ascoltare. In questo breve intervento anch’egli conclude, quasi come per una
necessità, che il mondo “non pareggia” tra il bene ed il male e questa è, quando
espressa dall’ennesima mente dalla grande profondità teorica, una conclusione
terrificante. Quando si guarda all’uomo ed alla sua storia si rimane certamente
allibiti e si comprendono le conclusioni del maestro, ma spero di non esprimere
una stoltezza se oso aggiungere a quel suo discorso che il mondo è ancora altro
dall’uomo. Ceronetti, grande studioso e traduttore biblico, sa benissimo che,
nel Genesi, è detto del mondo che
questo è kî-tob, “buono e bello”, mentre davanti alla creazione dell’uomo
nulla di simile viene dichiarato nell’antico testo. Il Qoèlet che, da giovane, Ceronetti ha anche tradotto, richiamava
ancora: «Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c’è l’iniquità
ed al posto della giustizia c’è l'empietà» (3:16). I maestri antichi avevano
ben cognizione delle verità sull’uomo, ma anche non credere nell’uomo significa,
indirettamente, ancora credervi, perché altrimenti egli ci sarebbe indifferente
e ciò è difficilmente possibile per chi pensa perché, che lo vogliamo o meno,
il nostro destino è destino d’uomini. Se Ceronetti non avesse davvero creduto nell’uomo
non avrebbe neanche scritto con la bravura e l’erudizione con cui ha sempre
illuminato i suoi lettori, perché scrivere è credere che un senso sia in
qualche modo ancora possibile. Capiamo, allora, quanto si trova nel non detto
delle sue parole e lo omaggiamo con un semplice e riverente: grazie maestro,
grazie di cuore!